Politica
Inferno Libano. Sottosegretario esteri twitta “Un abbraccio agli amici libici"

La gaffe geografica come firma del M5S. Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri scambia il Libano per la Libia. Poi se la prende e attacca i lettori...
Lo sappiamo, la politica è ormai fuffa e la fanno coloro che non vediamo tutti i giorni in tv ma quando si raggiungono certe vette è meglio rammentarlo.
La gaffe geografica, possibilmente con sfondone storico, è diventata la firma del Movimento 5 Stelle. L’esponente Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri con il ministro Luigi Di Maio, non è nuovo a quelle clamorose ma nell’ora della tragedia a Beirut è riuscito a confezionarne una da annali.
Mentre cresce il bilancio delle esplosioni di Beirut (si parla oggi di 4000 feriti e più di un centinaio di morti) lui se ne esce con il tweet: "Con tutto il cuore mando un abbraccio ai nostri amici libici. Lo abbiamo già detto e lo ripeto anche io, l’Italia c’è ed è pronta a dare tutto l’aiuto possibile. Coraggio". Beirut però non è in Libia ma in Libano. Sono le 22:52, il tweet viene immediatamente cancellato e sostituito. In pochi minuti gli “amici libici” diventano “amici libanesi”, ma in rete lo sconcerto e la presa in giro fanno diventare virale l’accaduto. E lui che fa? Se la prende e replica alle critiche con un nuovo tweet: “C’è poco da scherzare con queste cose, ho sbagliato a scrivere, i morti invece restano, fenomeni”.
Per il comportamento non potrà neanche riprenderlo il ministro Luigi Di Maio che a gaffe non è inferiore a nessuno. Del 2016 il dittatore cileno Pinochet divenne venezuelano. Nel 2018, in una trasferta a Shanghai il temuto e potente presidente cinese Xi Xinping divenne Ping: “Ho ascoltato con molta attenzione il discorso del presidente Ping”.
Nel febbraio 2019 Di Maio mette una toppa alla crisi diplomatica tra Italia e Francia creatasi perché da vicepremier ha incontrato i gilet gialli francesi (la Francia richiamò in patria l’ambasciatore). Di Maio dichiarando ammirazione per la Francia afferma di considerarla “un punto di riferimento per la sua tradizione democratica millenaria”. Millenaria? Ma la rivoluzione in Francia c’è stata solo nel 1789!
A questo potpourri di capolavori Di Stefano aveva contrapposto nel 2019: “L'Italia può e deve essere protagonista di una nuova stagione di multilateralismo sincero e concreto. Possiamo esserlo perché NON abbiamo scheletri nell'armadio, NON abbiamo una tradizione coloniale, NON abbiamo sganciato bombe su nessuno e NON abbiamo messo il cappio al collo di nessuna economia”. Inutile spiegare che le cose non stanno proprio così, basterebbe aprire un libro di storia o solo un libro.
Ma sullo scivolone di Beirut c’è anche chi su Twitter è più flessibile e riconosce al ministro la buona volontà, come Furietta: “Mio nonno materno era libanese ed ho metà famiglia lì. I libici sono un altro popolo ma comunque grazie per la vicinanza espressa, Manlio”.
A qualcuno però non va proprio giù l’atteggiamento del sottosegretario, come a Prem: “Controlla visto il ruolo che ricopre, no che non sono identiche, poi vedi in qualsiasi lavoro se ti riprendono per un lavoro mal fatto uno risponde dicendo fenomeno al datore di lavoro, che fine che fai e fino a prova contraria lo stipendio glielo diamo noi”.
O Pasquale che pone un accento sul carattere con il quale il sottosegretario allieta gli italiani da qualche anno: “Invece di offendere, si scusi ed elimini quella spocchia da primo della classe che ha ogni momento. Non le si addice. Lei è sottosegretario agli esteri e l’errore fatto non può proprio permetterselo. Si vergogni ignorante”.
Ma forse il tweet più illuminante è quello di RobyDiGio. “Gli unici fenomeni alquanto strani che vedo son quelli che han portato una persona digiuna di geografia a diventare un arrogante sottosegretario agli esteri con delega all'Asia”.