Politica

Israele, togliete subito a Zaki i premi sulla Pace e le cittadinanze onorarie

di Antonio Amorosi

Zaki, dopo la strage di Hamas, dice che Netanyahu è un killer. Ma Hamas ha ucciso 1300 israeliani. E noi facciamo finta di niente

Zaki non è all’altezza né dei riconoscimenti che gli sono stati conferiti né dello spessore morale che gli è stato attribuito

Si parla di 1.300 morti israeliani nell’attacco brutale di sabato scorso fatto da Hamas e di fronte a una strage raccapricciante con bambini bruciati e decapitati, l’egiziano Patrick Zaki reagisce definendo il capo del governo israeliano Netanyahu un “serial killer”. Di fronte a una strage di innocenti inermi una tale reazione lascia sbigottiti e in bocca almeno il disgusto.

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Zaki, graziato dopo una lunga detenzione nelle carceri egiziane per delle affermazioni non gradite al suo governo, ha ricevuto il premio per la Pace al Festival della Pace di Brescia, promosso e organizzato dal Comune e dalla Provincia, in più anche la cittadinanza onoraria di Roma e Bologna, il premio Maria Grazia Cutuli, la giornalista uccisa in Afghanistan nel 2001, assegnatogli dalla redazione e dalla Fondazione del Corriere della Sera. Zaki non è più un simbolo di pace e di convivenza civile. Quei riconoscimenti gli andrebbero tolti. Ma qualcuno di questi enti istituzionali e della cultura, ha posto il problema? 

Bene ha fatto l’Italia a impegnarsi per la sua liberazione e Zaki può esprimere in Europa e in Italia tutte le idee che vuole, non siamo Paesi a regime autoritario, non abbiamo governi con diritto islamico, ma affermazioni di tale gravità meriterebbero almeno delle reazioni.

Dopo la sua “sparata” sono seguite solo delle polemiche alle quali Zaki ha reagito con quella che molti hanno letto come un’arrampicata sugli specchi: “Non sono con Hamas ma sembrerebbe che assumere la posizione di difendere i civili palestinesi vi metta in una situazione problematica, soprattutto perché tutti i media internazionali sono pro-Israele e non parlano della grave crisi umana che c'è dall'altra parte. La mia priorità sarà sempre la vita dei civili, condannerò sempre qualsiasi violenza contro i civili in tutto il mondo, ma così facendo sarò sempre dalla parte dei deboli e contro il fascismo e l'occupazione”.

Giudicare gli eventi in Palestina senza tenere conto della storia del conflitto israelo-palestinese è senza dubbio sbagliato ma ogni strage ed evento di gravità inaudita come quello di sabato vanno prima di tutto condannati, non giustificati. Non esistono giustificazioni. Questo almeno in luoghi come l’Europa e l’Occidente. Facendo finta di nulla la sinistra italiana, che a canali unificati, tra tv e media, lo ha osannato come moderno paladino delle lotte civili, quasi fosse Martin Luther King, tappezzando i Comuni con la sua faccia, non fa altro che considerare come normali le sue affermazioni. Pensare che ci si possa schierare, da un parte o dall’altra, come fossimo allo stadio, davanti ad un strage svela che Zaki non è all’altezza né dei riconoscimenti che gli sono stati conferiti né dello spessore morale che gli è stato attribuito.