Politica
La crisi si ingarbuglia. Ipotesi voto. E a Conte le urne non dispiacciono...
Consultazioni al Quirinale, strada in salita per il nuovo governo
La crisi di governo si ingarbuglia e le elezioni politiche anticipate si avvicinano. A bloccare la soluzione sono i veti e i controveti. Proprio come ha confermato Federico Fornaro, capogruppo di Liberi e Uguali dopo le consultazioni con il presidente della Repubblica. "Se si mettono sul tavolo veti questo non agevola mai la soluzione della crisi". Appunto.
Il primo veto, anche se non detto in maniera esplicita ma ormai del tutto evidente, prima con la enews e poi con le parole al Quirinale, è quello di Matteo Renzi nei confronti di Giuseppe Conte. L'ex premier e segretario Dem non ha indicato il nome dell''avvocato del popolo', ha attaccato pesantemente la "caccia al parlamentare", dicendo che Italia Viva è l'opposto, e soprattutto in un passaggio sul Recovery Fund ha citato (non a caso) Mario Draghi, dicendosi disponibile anche a un governo istituzionale e non solo a un esecutivo di natura politica. Italia Viva in sostanza vuole discontinuità (tanto che secondo alcuni rumor Renzi avrebbe fatto il nome di Roberto Fico a Mattarella per un mandato esplorativo), e non solo nei contenuti, quindi anche sul nome di chi si dovrà (o dovrebbe) sedere a Palazzo Chigi.
A dire il vero anche il presidente del Consiglio dimissionario non ha alcuna intenzione di ricucire con Renzi, raccontano i ben informati. Nella maniera più assoluta. Il problema per Conte è che l'operazione 'costruttori-responsabili' è rimasta al palo. Non solo non ha aggiunto nessuno ai 156 sì dell'ultima fiducia a Palazzo Madama, ma abbiamo assistito anche alla giravolta del forzista Luigi Vitali e alle imbarazzanti dichiarazioni no vax del senatore Lello Ciampolillo.
Al momento, almeno ufficialmente, Pd, M5S e LeU restano fermi sul nome di Conte chiudendo a eventuali subordinate. Tanto che la senatrice grillina Paola Taverna lo ha detto chiaramente: "O Conte premier o elezioni". Renzi in questi giorni ha giocato a cercare di dividere i partiti della maggioranza lasciando trapelare i nomi di Luigi Di Maio, Roberto Fico e Paolo Gentiloni per Palazzo Chigi. E' vero che nel Pd gli ex renziani di Base Riformista, il capogruppo al Senato Andrea Marcucci in testa, non hanno escluso un altro nome per Palazzo Chigi, ma la linea decisa in direzione è quella di Conte senza alternative.
E attenzione alla riunione, in gran parte in videocall, di un gruppo deputati M5S questa mattina. Alla riunione ha partecipato un numero di deputati superiore alla ventina e "proveniente trasversalmente da tutta la penisola". E al tavolo è stato sottolineato un concetto: "Senza Conte non sarà votata la fiducia a un altro premier". Nella riunione, che ripercorre un po' quella di mercoledì sera al Senato, secondo la stessa fonte è stato comunque "tenuto presente" che il gruppo è compatto su Conte ma è stata anche rimarcata la necessità di aprire al rientro in maggioranza di Italia Viva. Non va poi dimenticato che Alessandro Di Battista è fuori dal Parlamento e il suo cannoneggiamento continuo nei confronti di Renzi potrebbe proprio celare la voglia di tornare in Parlamento a breve.
Le altre ipotesi per uscire dall'impasse sembrano sciogliersi come neve al sole. Antonio Tajani, numero due di Forza Italia, è stato netto e categorico nel dire no, proprio ad Affaritaliani.it, alla maggioranza Ursula proposta oggi al Colle da Emma Bonino. E Matteo Salvini ha già fatto marcia indietro rispetto l'ipotesi delle larghe intese, affermando che "o c'è un governo di Centrodestra o si va al voto". Le parole di Fornaro, LeU, al Quirinale confermano poi che lo scenario elettorale non è affatto escluso.
"In democrazia le elezioni sono una possibilità, riteniamo che al momento debba essere l'ultima delle possibilità", ha detto il capogruppo di Leu alla Camera al termine delle consultazioni con il capo dello Stato. Ma poi ha anche messo le mani avanti affermando che sarebbe "folle" se Pd e M5S si dividessero in caso di voto. E alla fine, ragionano alcuni deputati del Pd, quello delle elezioni potrebbe essere uno sbocco interessante anche per Conte. Piuttosto che farsi estromettere da Palazzo Chigi e uscire almeno momentaneamente dalla politica, con il ritorno immediato alle urne, oltre ad andare sicuramente in Parlamento, avrebbe anche la chance di giocarsela come possibile candidato premier della coalizione giallo-rossa.
Tanto che in Puglia trovano conferma i rumor di un'intesa con il Governatore Michele Emiliano che, in caso di elezioni, sosterebbe l'eventuale lista Conte e non il Partito Democratico. Non solo. Con le elezioni anticipate il premier dimissionario, che potrebbe anche restare a Palazzo Chigi per gestire l'ordinaria amministrazione e quindi la macchina elettorale, si prenderebbe una straordinaria rivincita nei confronti di Renzi che, visti i sondaggi, andando al voto in aprile rischia davvero di restare fuori dal Parlamento, anche perché Conte farebbe tutta la campagna elettorale contro l'irresponsabilità del leader di Italia Viva che ha gettato il Paese nel caos nel pieno della pandemia e con il piano vaccinazioni ancora in alto mare.
L'ultimo sondaggio dell'Istituto Piepoli stima nel 40% il bacino potenziale degli elettori interessati da un'eventuale lista Conte, mentre chi lo voterebbe sicuramente è oggi l'8-9%. Anche se altri istituti demoscopici danno la lista Conte più forte, al 12 se non addirittura al 16%. E' vero che la stragrande maggioranza dei parlamentari di M5S e Pd non vuole il voto, ma i veti e i controveti rischiano di far precipitare la situazione. Come va dicendo da giorni l'ultimo democristiano che c'è in Parlamento, quel Gianfranco Rotondi che di crisi ne ha viste tante.