Politica
L'Europa si comporta da incosciente in tema di difesa
Per molti, il problema della difesa europea non è un problema. “E chi mai ci dovrebbe attaccare?” Purtroppo questo modo di porre la questione dimostra una pericolosa ignoranza della storia. Nessuno conosce il futuro. Nessuno può sapere chi potrà attaccarci, nel lungo termine. Ma chi ha detto che, per armarsi, bisogna conoscere in anticipo chi potrebbe essere il nostro nemico? Come diceva De Gaulle, la difesa deve essere “tous azimuths”, a 360 gradi.
In realtà ci si arma per due ragioni: affinché il possibile nemico non ci attacchi, sapendoci armati, e affinché, se proprio si arriverà allo scontro, a questo scontro non si arrivi impreparati. Comunque, è necessario che ogni Paese provveda alla propria difesa. Se può permettersela, da solo, e se non può permettersela mediante un solido sistema di alleanze.
Purtroppo, questo modo di ragionare, assolutamente pacifico per chi ha cultura storica, urta contro la sensibilità comune. Ubriachi di settant’anni di pace, molti credono che la guerra sia uscita dalla storia. E dimenticano che essa è (purtroppo) iscritta nel nostro Dna.
Il rifiuto della sfera militare ha già prodotto esiti drammatici, nella storia. La Francia, potenza continentale leader dalla caduta dell’Impero Romano in poi, ha perso la sua aureola in un solo colpo, nel 1940. E ciò soltanto perché l’orrore della Prima Guerra Mondiale aveva provocato in quel Paese un tale rifiuto della guerra, che quando questa si è riaffacciata, ad est, la Francia non era più sé stessa. E infatti, per la pochezza dei suoi capi e per l’insufficienza del suo armamento, si è quasi fatta cancellare dalla storia. E dire che De Gaulle l’avvertiva da anni del pericolo, per esempio col libro “Le fil de l’épée”.
L’Inghilterra è stata eroica, e proprio negli stessi anni si è coperta di gloria, ma questo non basta ad assolverla. Senza la Manica e senza la flotta non avrebbe potuto resistere a Hitler. Proprio perché in quel momento non aveva un esercito serio, un’aviazione sufficiente e una credibile preparazione militare. Un grande Paese non deve correre simili rischi.
Certo, Londra potrà vantarsi per secoli di essere sopravvissuta ad una minaccia che sembrava imparabile, come i greci di fronte alla minaccia persiana. Ma forse non ci si dovrebbe mai vantare di un’impresa che è andata bene e poteva andar male. La saggezza vuole che le cose siano predisposte in modo che non possa che andar bene: questa è sicurezza.
Purtroppo, alla grande massa del popolo, soprattutto se si è reduci da decenni di pace, le spese militari sembrano uno spreco di denaro. E in qualche misura è vero. Quelle spese somigliano all’acquisto di una grande quantità di estintori per proteggere un enorme Ministero, che poi magari non avrà mai un incendio. Ma siamo sicuri che la spesa per gli estintori sia stata inutile?
Fra l’altro, dal momento che le guerre non scoppiano da un giorno all’altro, c’è modo di essere razionali, nelle spese. Per esempio, è inutile dotarsi di una grande quantità di carri armati ultimo modello, se la guerra non è imminente. Infatti, se la pace si prolunga, e se nel frattempo nasce un carro armato migliore, si è spesa una montagna di soldi per niente.
Questo fatto si è concretamente verificato quando, nel corso della Guerra Fredda, l’Unione Sovietica si dotò di una tale quantità di efficientissimi carri armati che molti dissero: “Dopo avere speso tanto denaro, ora non può non invadere l’Occidente. Diversamente si sarà dissanguata per niente”. E infatti si dissanguò per niente. Perché l’ombrello atomico americano riparava anche dall’alluvione di carri armati.
Non è essenziale avere molti carri armati: è essenziale avere i piani per produrre il migliore carro armato del mondo. E bisogna predisporre la conversione dell’industria civile per produrlo in grandi quantità, al momento del bisogno. Lo stesso vale per gli aerei, i sottomarini, le navi e tutta la panoplia della guerra. A questo riguardo – a naso – credo di potere citare il Giappone.
In conseguenza del trattato di pace con gli Stati Uniti, e della protezione da questi assicurata all’arcipelago purché rinunziasse al suo militarismo, il Giappone, traendone grandi risparmi economici, ha fatto a meno di avere un esercito potente. Ma, se conosco gli amici di Tokyo, hanno troppo buon senso per contare sulla lealtà altrui. Sono convinto che il loro pacifismo nasconde un’enorme e progredita macchina bellica, capace di divenire realtà nel giro di qualche mese, perché tutto è già pronto, al riguardo. Un Paese che per secoli si è vantato di non aver mai perso una guerra, e che l’ultima l’ha persa (crede) soltanto contro la bomba atomica, non può divenire una pecorella inerme. Sarebbe contro la sua natura.
Tutto ciò significa che l’Europa si comporta da incosciente. L’idea corrente è che della sicurezza dell’Europa si fanno e si faranno carico gli Stati Uniti, mentre questo non è affatto vero. Anzi, non è mai vero. Perché difendersi corrisponde anche a morire, e nessuno è disposto a morire per altri. Le alleanze intanto hanno senso, in quanto l’interesse sia forte e reciproco. E oggi nessuno, salvo l’Europa, ha interesse a difendere l’Europa. Soprattutto dal momento che essa è ricca abbastanza per difendersi da sé. Se soltanto non fosse demente.
Si arriva alla conclusione. È vero, oggi non si vede chi dovrebbe attaccare l’Europa. E nel breve termine un notevole armamento sembra inutile. Ma nel medio, nel lungo termine? E, nel caso, l’Europa avrà il tempo di organizzarsi e di armarsi?