Politica

La lezione di Prandelli a Morra e Scanzi, in ginocchio dalla Berlinguer

L'opinione di Pietro Mancini

La più bella lezione a Nicola Morra, inchiodato alla poltrona di Presidente dell’Antimafia, anche dopo il “cazziatone” al medico di Cosenza pro-vaccino ai suoceri, non è venuta dalla politica. Ma dal calcio, con la bella lettera di dimissioni di Cesare Prandelli, 63 anni, da tecnico della amata Fiorentina. L’ex Ct della Nazionale ha detto al senatore calabrese: “La dignità e la correttezza contano più delle poltrone!”. 

Morra resta a rappresentare se stesso e il declino del grillismo da movimento, che doveva aprire il Parlamento, come una scatola di tonno, e finisce con il “Lei non sa chi sono io!”, urlato a un dirigente sanitario, che fa il suo dovere. “In questo momento della mia vita, mi trovo in un assurdo disagio, che non mi permette di essere ciò che sono».

Parole, che avrebbero potuto pronunciare Morra e anche Scanzi, prima negazionista del COVID, poi vaccinato come “riservista”, non pentito, come ha detto, ieri, intervistato, in ginocchio e senza contraddittorio, dalla marchesa Berlinguer. Le ha dette, invece, Cesare Prandelli, uomo di campo, che da tempo non porta le sue squadre a imporsi. Ma la cui statura, ieri, è stata resa ancora più grande dalla meschinità del senatore pro-tempore e del commentatore moralista (con gli altri...).