Politica

La Puglia può mettere in crisi il centro destra ?

Vincenzo Caccioppoli

Scontro Salvini - Meloni sui candidati. Per Fdi i patti non sono stati rispettati, Salvini litiga con i suoi alleati e spinge per nuove nomine.

LA PUGLIA PUÒ METTERE IN CRISI IL CENTRODESTRA ?

Quando tutto sembrava ormai deciso, come un fulmine a ciel sereno  si riapre acceso il confronto nel centrodestra sulle candidature per le prossime regionali. Il vero nodo da sciogliere sembrerebbe essere quello legato alla candidatura di Fitto, in quota Fdi, come sfidante del governatore uscente Emiliano in Puglia.

La Lega vorrebbe un nome nuovo e non uno legato alla “vecchia politica”, magari qualcuno “prestato”dalla società civile. Questa affermazione può forse fare un po' sorridere qualcuno, se detta da chi non fa altro che politica da quando portava i calzoncini corti e che quindi per forza di cose deve avere avuto legami con la “vecchia politica”. Ma al di là delle battute se è vero che la politica locale è fatta sopratutto da chi ha un forte radicamento sul territorio e la conoscenza delle logiche strettamente legate a quella particolare realtà, allora chi meglio di Raffaele Fitto potrebbe incarnare questo identikit in Puglia?

Proprio come Stefano Bonaccini, politico di vecchio corso, che in oltre venti anni di attività politica ha percorso quasi tutte le cariche del partito e del governo locale. Eppure ha vinto in elezioni tutt’altro che scontate, grazie solo al suo buon governo e al suo radicamento sul territorio ( poi certo un piccolo aiutino dal nuovo movimento ittico delle sardine ha avuto il suo effetto). Le stesse elezioni su cui la Lega aveva puntato tantissimo, pretendendo da subito un suo candidato che gli alleati del centrodestra fdi e Forza Italia diligentemente hanno accettato, malgrado qualche ragionevole dubbio, proprio per rispetto degli accordi di coalizione.

Accordi che prevedevano Puglia e Marche a Fdi e Campania a Forza Italia. Ecco allora che persa la battaglia emiliana, Salvini forte anche del suo peso elettorale, vuole avere le mani libere, convinto che proprio in Puglia, visto il successo alle Europee, potrebbe conquistare quella regione del sud, che tanto brama per certificare la nuova veste nazionale del partito. Tutto legittimo per carità ma se come sembra sono stati fatti degli  accordi, pacta servanda sunt. La Meloni alla fine potrebbe anche virare verso la Campania, lasciando Fitto alla presidenza dell Ecr in Europa. Ma al di là di quello che per propria convenienza o per compattezza di squadra si potrà alla fine decidere, il risultato che ne scaturisce sarebbe quello di dare l impressione di una coalizione tutt altro che granitica e questo sarebbe un inaspettato assist per un centrosinistra in crisi di identità da anni. La forza di una coalizione e di una linea politica poggia le sua basi sulla coerenza e sul rispetto dei ruoli, che ognuno deve mantenere per il bene reciproco.

La coerenza dovrebbe far si che un principio vale sempre e per tutti. E il rispetto dei patti creare quel senso di fiducia negli elettori che dovrebbe essere imprescindibile per chi deve rappresentarli. Perchè per onestà intellettuale non è che si possa definire la senatrice Borgonzoni candidata della Lega in EmiliaRomagna, un volto proprio del tutto nuovo e nemmeno senza tessera di partito come adesso qualcuno nella Lega vorrebbe far valere come principio dirimente. Tesseratasi alla Lega all’ eta di 16 anni, è stata consigliere provinciale, consigliere comunale di Bologna, candidata sindaco sempre a Bologna nel 2016, per poi trasferire armi e bagagli a Roma per fare la senatrice nonché il sottosegretario del primo governo Conte. Insomma definirla un novellino della politica pare francamente quantomeno una forzatura.

Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono due formidabili politici e le loro differenze li rendono spesso complementari e per questo ancora più forti. Sono troppo intelligenti politicamente per rischiare di creare attriti in un momento in cui il consenso cresce e una maggioranza sempre più litigiosa lascia intravedere prospettive sempre più concrete di elezioni anticipate.

Salvini è un impareggiabile fuoriclasse da campagna elettorale, ma forse la prima vera sconfitta ( maturata in un ambiente ostile e subita in maniera più che onorevole ) lo ha reso  meno sicuro di sé e della sua presunta invincibilita’. Allora la scalata alla presidenza della Toscana, regione scelta dalla Lega probabilmente adesso appare ancora più dura di quanto potesse apparire qualche mese fa. Rischiare la sconfitta di un suo candidato e vedere magari il trionfo dei suoi alleati al Sud potrebbe metterlo in difficoltà all’ interno del suo stesso partito.

Leadership forti come la sua determinano anche la responsabilità di assumersi decisioni magari scomode per alcuni, ma necessarie per compattare le sue truppe. D’altra parte la scelta di allargare il partito a tutto il paese non può prescindere dal controllo di una regione del mezzogiorno. La Puglia potrebbe essere un buon viatico per accreditarsi definitivamente come vero partito nazionale e non più geograficamente circoscritto alle regioni del Nord.

Certo i nomi che circolano all’interno della Lega in questi giorni, per sfidare Emiliano, dal giovane deputato Nuccio Altieri, al re del papeete ed eurodeputato Massimo Casanova, fino all’ ex rettore della università di Bari Antonio Uricchio, appaiono certamente nuovi, ma  non così forti e radicati sul territorio come invece sicuramente è l’ eurodeputato di fdi.

Perché non sempre, come spesso dimostrato, il volto nuovo deve per forza essere meglio dell’usato sicuro, almeno in politica. A meno che il leader leghista non sia convinto che in Puglia presentandosi come candidato ombra, come accaduto in Emilia, possa avere altro esito e così rilanciarsi dopo lo stop in Emilia. Quello che appare certo è che comunque  lo strappo di Salvini con gli alleati sulle regionali, alla lunga potrebbe avere ripercussioni anche a livello nazionale. E la Meloni che sicuramente non ha nulla da invidiare al leader della Lega in quanto a carisma e capacità di leadership, non è certo nelle condizioni da poter subire imposizioni o compromessi al ribasso in silenzio.

Ecco allora che forse per il bene comune occorrerebbe maggiore riflessione e calma per non alimentare polemiche e attriti che potrebbero avere come unico effetto quello di ridare fiato e morale ad un centrosinistra mai spaccato e indebolito come adesso. A meno che davvero Salvini non pensi ad una nuova  capriola e avvicinarsi a Matteo Renzi, ma visto come andata la scorsa volta con i cinque stelle potrebbe essere una scelta esiziale. Errare è umano come si sa ma perseverare è diabolico. Si vedrà se tutto questo appartiene al perimetro delle schermaglie o se invece Salvini abbia in mente la corsa solitaria, costi quel che costi. Comunque vada resta da valutare se la Puglia possa valere un simile azzardo che potrebbe seriamente compromettere una eventuale conquista futura del governo nazionale con la coalizione del centrodestra. 

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