Politica
La vicenda Soumahoro si complica. E i compagni-promoter sono spariti

Si indaga sulla regolarità della rendicontazione delle spese per la campagna elettorale
La vicenda Soumahoro si complica: la Camera chiede di indagare su di lui
Il caso della famiglia Soumahoro si complica ulteriormente.
Premessa indispensabile: la nostra Costituzione è garantista e presuppone innocente fino al terzo grado di giudizio l’accusato.
Dopo l’arresto di moglie e suocera eravamo rimasti qualche giorno fa alle contestazioni amministrative della Procura di Bologna sulla nomina del mandatario elettorale e del relativo conto corrente connesso.
Ora Il Giornale ci offre un altro delicato sviluppo e cioè che dopo una seduta dell’Ufficio di presidenza della giunta per le elezioni a Montecitorio il deputato Luca Sbardella, capogruppo di Fratelli d’Italia in giunta, ha chiesto ai magistrati felsinei di intervenire con delle indagini penali specifiche su Soumahoro.
Il 18 ottobre scorso la Corte d’Appello di Bologna, come dicevamo, ha notificato alla Camera dei Deputati un provvedimento che contesta la regolarità della rendicontazione delle spese per la campagna elettorale del 2022.
Così si esprime la Corte: “La scarsa trasparenza della documentazione prodotta non consente di definire con certezza l'entità delle spese sostenute dal candidato”.
Questo atto amministrativo ha però, potenzialmente, delle conseguenze notevoli.
Infatti potrebbe far decadere il deputato di colore, oltre che costringerlo, come già avvenuto, al pagamento di una multa salata.
Sbardella però vuol vederci chiaro e capire se la “scarsa trasparenza” di cui si parla possa implicare l’utilizzo di altri fondi. Insomma, a questo punto la Camera vuole sapere se Soumahoro abbia attinto oppure no ai fondi delle due cooperative già sotto inchiesta per la sua campagna elettorale. E qui ritornano in ballo la moglie e la suocera e la relativa gestione dei fondi delle cooperative su cui sta indagando
Si tratta di una evoluzione assai significativa della vicenda perché finora Soumahoro e i suoi difensori ideologici si erano trincerati dietro il fatto che tutto quello che stava accadendo nella sua famiglia non lo riguardasse, come se la moglie e la suocera, ora agli arresti, non conoscessero il loro marito e genero, per così dire.
E come se, quando cenavano la sera insieme dopo una giornata di lavoro, parlassero solo di botanica e di collezioni di farfalle tropicali ma non di denari o quantomeno della conduzione delle due cooperative e questo anche quando Soumahoro era già deputato.
In effetti una linea di difesa assai debole, ai limiti della provocazione alla intelligenza.
Ora, l’apertura di un fronte amministrativo da parte della Corte d’appello di Bologna può essere il grimaldello per entrare nel penale ed indagare direttamente se ci sono stati improprie commistioni, cosa che la Procura di Latina non ha fatto.
In compenso, tutti gli “amici dei tempi felici” del deputato ivoriano hanno preso prontamente il largo a cominciare dai due giornalisti che avevano costruito mediaticamente il “personaggio Soumahoro” e cioè Diego Bianchi, in arte “Zoro”, e Marco Damilano, ex direttore de l’Espresso e ospite fisso della trasmissione del primo, “Propaganda Live” in onda su La 7.
I due erano arrivati addirittura a Papa Francesco che si fece anche un selfie in Piazza San Pietro con Soumahoro e la moglie.
Ora Bianchi ha l’ardire di rovesciare la frittata e dire che il deputato era persona insospettabile perché frequentava pure il Vaticano, omettendo di rilevare però che ce l’aveva portato proprio lui.
Si sono poi perse le tracce radar dei due politici nella cui lista fu eletto e cioè Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Tutti spariti nel nulla quando hanno capito che cosa stava succedendo. Ora Soumahoro è solo e sconta una scarsa lucidità nei suoi piani, una hybris grande come l’Everest e soprattutto una scarsa conoscenza dell’animo umano, fondamentale per chi vuole fare politica.