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Politica
Le superpotenze Usa e Cina senza ambasciatore in Italia. E Draghi che dice?
Usa Cina

Oltre il quadrante nord – est c’è poi quello sud, fondamentale e storico sia per il medio oriente che ora per il controllo del passaggio nello stretto dei Dardanelli per il mar Nero. Inoltre c’è il nuovo comando della Sesta flotta a Capodichino (Napoli) che sarà il fulcro delle operazioni di intercettazione delle navi russe che sempre più spesso si trovano nei nostri mari. Insomma, l’Italia è di fatto un teatro di guerra per gli americani.

La presenza di un ambasciatore nella pienezza dei suoi poteri sarebbe quindi quanto mai auspicabile in questo delicato frangente. Tuttavia il presidente Usa Joe Biden tergiversa, nicchia e rimanda e ci si chiede il perché. Certamente non può trattarsi di un semplice caso. Non possiamo credere che la più potente nazione del mondo si sia dimenticata di uno dei suoi più importanti alleati nel pieno di una guerra a due passi da casa, geopoliticamente parlando.

Una spiegazione può essere ricercata nel fatto che anche l’ambasciata cinese in Italia è priva dell’ambasciatore ed è retta da un incaricato d’affari, al pari di quella Usa, il ministro Li Junhua. Da segnalare che in questi giorni le uscite stampa sia dell’ambasciata russa che di quella cinese mostrano un alto tasso di aggressività compatibile con la collocazione italiana nella Nato.

Tentiamo una possibile spiegazione. Inizialmente c’è stato un ritardo, spesso fisiologico, da parte dell’amministrazione Usa a nominare l’ambasciatore dopo il cambio tra Trump e Biden, ma su questo si è innestata la contemporanea mancanza dell’ambasciatore cinese.

Probabilmente ora ogni amministrazione, sia quella degli Usa che quella della Cina, non vuole fare il primo passo e guarda sospettosamente le mosse dell’avversario e soprattutto l’esito delle prossime elezioni politiche italiane del 25 settembre. Infatti a seconda che ci sia un “falco” o una “colomba” ci si può comportare in maniera speculare.

In tutto questo chi ci va di mezzo è l’Italia che non può interloquire su un piano di parità con queste due super potenze mondiali e non risulta che il premier Draghi e/o il Parlamento ne abbiamo mai discusso.

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