Politica

Governo, Lega: flat tax, grandi opere e autonomie le 3 priorità per il 2019

Dopo le Europee il contratto con il M5S sarà da rivedere, queste le priorità dell'alleato

Lega: flat tax e opere in cima alla lista, contratto da rivedere dopo Europee

Di Alberto Maggi

Nessun volontà di rompere. Nessuna volontà di cambiare maggioranza di governo. Affaritaliani.it incontra un gruppo di deputati leghisti sui divanetti del Transatlantico - in particolare uno di loro molto vicino al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti - e il messaggio è chiaro: le elezioni europee, comunque andranno a finire, non terremoteranno l'esecutivo guidato da Giuseppe Conte. E' evidente però che una "revisione del contratto di governo" a giugno andrà fatta, anche perché i provvedimenti principali "ormai sono stati approvati o quasi". E i parlamentari del Carroccio non nascondono che se i numeri fossero davvero molto diversi rispetto al 4 marzo 2018 - con la Lega magari davanti ai 5 Stelle di 15 punti percentuali - a quel punto Matteo Salvini avrebbe la forza popolare per convincere (non imporre, i deputati leghisti ci tengono a non utilizzare questa parola) gli alleati pentastellati a rivedere il contratto dando priorità ai tre temi chiave del Carroccio per il 2019. Il primo è assolutamente l'autonomia regionale. Luca Zaia scalpita, Attilio Fontana si agita di meno, ma è chiaro che al massimo in autunno - e comunque prima di Natale - la Lega si aspetta il via libera al regionalismo differenziato, anche perché sono ormai molte anche al Sud le Regioni che hanno chiesto l'autonomia.

Il Governatore del Veneto qualche giorno fa lo ha detto chiaramente ad Affaritaliani.it: "Il 2019, nel bene o nel male, sarà segnato dall'autonomia". Il secondo punto imprescindibile per la Lega, che dopo le Europee verrà messo in cima alla lista delle priorità dal ministro dell'Interno, è la flat tax. Nonostante tutti i problemi ben noti di bilancio, con i 23 miliardi di clausole di salvaguardia (aumento dell'Iva) da sterilizzare, il Carroccio non sente ragione e pretende che dal 2020 almeno in forma parziale parta la tassa piatta (probabilmente al 20% e non subito al 15) anche per le famiglie e le imprese, e non solo per le Partite Iva. Il terzo punto chiave dei leghisti sono le grandi opere, che non sono la Tav Torino-Lione. Il decreto sblocca-cantieri ha lasciato l'amaro in bocca visto che il Cdm ha partorito un provvedimento 'salvo intese'; di fatto manca la lista completa delle opere e al Nord sono troppe quelle ancora ferme. "Dopo le Europee, in estate, vanno sbloccati centinaia di cantieri, basta con i dubbi del ministero di Toninelli", afferma un parlamentare lombardo del Carroccio. C'è però anche una nota positiva che riguarda le opere pubbliche e l'autonomia. "In 20 anni con Berlusconi e Forza Italia non eravamo mai riusciti a far passare il concetto di assegnare alla Regione Lombardia la gestione e le risorse delle centrali idroelettriche (molto importanti per i territori alpini), ci siamo riusciti con il M5S", sottolinea un giovane deputato milanese della Lega. Un esempio per spiegare che se c'è la volontà le cose si fanno. Bene e velocemente.