Politica

Lega, Zaia lancia la sfida a Salvini: “Serve un progetto consolidato”

Il governatore veneto: "La Lega è cresciuta molto, i voti vanno uniti a un consolidato progetto politico"

"È stata una vittoria strepitosa,che corona la mia storia da leghista: mai avuto altre militanze". Cosìil governatore del Veneto Luca Zaia in un'intervista al Corriere della Sera. "Nemmeno uno dei miei oltre 2 milioni di elettori ignorava che iosono un leghista. Ma il valore dei candidati va oltre. Non significa chei partiti siano finiti, i partiti sono la sacralità dell’idea el’identità. Ma i presidenti devono declinare l’identità nel modomigliore", aggiunge Zaia, che su eventuali ambizioni dentro la Lega onazionale replica: "Ma finitela... Io devo poter lavorare contranquillità, piantatela con queste manfrine. Non sono minimamenteinteressato. E non lo ero anche in momenti in cui ci sarebbero statepraterie politiche".

"Non è che si debba cambiare allenatore ogni volta che non si vince una partita", prosegue, "Salvini sta facendo un lavorostrepitoso, ha preso in mano un cadavere eccellente e l’ha portatonell’Olimpo. Anche in Toscana: se ci avessero fatto firmare qualche annofa per il 40% avremmo detto 'tutta la vita'. La Lega è cresciuta molto,e come tutte le piante che sono cresciute rapidamente ha bisogno di unpalo". "Un supporto per poter continuare a crescere. La Lega è semprestata eterogenea per estrazione sociale, culturale e politica. Ma noi abbiamo una caratteristica: l’identità. Non dobbiamo perderne unmillesimo, è quella che ci rende forti. La vera abilità è quella dimiscelare la disponibilità temporanea al voto a una persona con unconsolidato progetto politico", rimarca.

Tornando alla sua elezione il doge afferma: “Si sono azzerate le distanze, il cittadino sceglie non solo il partito ma anche l’uomo: non esiste un partito che valga il 70%”. “Nemmeno uno dei miei oltre 2 milioni di elettori ignorava che io sono un leghista. Ma il valore dei candidati va oltre. Non significa che i partiti siano finiti, i partiti sono la sacralità dell’idea e l’identità. Ma i presidenti devono declinare l’identità nel modo migliore: mi rifiuto di pensare che solo a destra si chieda legalità e ordine pubblico e dall’altra parte tutti pensino che i delinquenti abbiano avuto un’infanzia difficile”.La chiave del successo, spiega, risiede nel fatto che “cerco di rappresentare il Veneto. Non è questione di gestione del Covid, i sondaggi già mi davano al 70%. Io ho ereditato una Regione che era la periferia dell’impero”. Poi, “dopo l’Autonomia, la riforma sanitaria, le colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, le Olimpiadi, il maggior cantiere italiano che è la Pedemontana, mi lasci dire che qualcosa è cambiato. Ieri eravamo lavoratori e pagatori di tasse, oggi siamo una comunità che spesso detta l’agenda”.