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Politica
Legge elettorale, intesa vicina. C'è la bozza: ecco i punti della riforma

Alla ripresa dei lavori parlamentari la legge elettorale sarà il primo punto all'ordine del giorno, forse anche l'ultimo della legislatura a parte la Legge di Bilancio per il prossimo anno. Matteo Renzi continua a tenere le carte coperte e a non pronunciarsi ufficialmente sul tipo di riforma che ha in mente. Ma, dietro le quinte, per tutta estate si è lavorato ad una bozza che al momento avrebbe l'ok di una fetta consistente del Partito Democratico, della sinistra, di Forza Italia, della Lega, di Fratelli d'Italia-An e dei centristi alfaniani. Fuori il Movimento 5 Stelle a cui, per ovvi motivi, converrebbe andare alle urne con il Legalicum ovvero l'Italicum modificato dalla Corte Costituzionale. L'intesa di fondo - secondo quanto Affaritaliani.it è in grado di rivelare - prevede la possibilità di presentarsi in coalizione con un premio di maggioranza graduale. Il 51% dei seggi alla Camera e al Senato, quest'ultimo su base regionale, per la lista o la coalizione che raggiunge il 35% dei consensi. Il 52% dei parlamentari per chi ottiene il 36% dei voti e così via fino al 55% dei seggi per chi è in grado di arrivare al 40% dei consensi. I collegi elettorali sarebbero relativamente piccoli con i capilista bloccati e i restanti posti eletti attraverso le preferenze e l'alternanza uomo-donna.

La soglia di sbarramento all'interno delle coalizioni sarebbe molto bassa (2%) con il ripescaggio per il primo partito sotto questa quota, esattamente come accadeva con il Porcellum. Per chi invece non si presenta in coalizione, ipotesi Alfano (anche se Alternativa Popolare alla fine potrebbe allearsi con il Pd come in Sicilia), si tratta su una soglia non troppo alta (3 o al massimo 4%) per assicurarsi l'ok in Aula dei centristi. Questo sistema andrebbe benissimo al Centrodestra, che potrebbe fare così le primarie nel giorno del voto e lasciare che i cittadini-elettori decidano chi sarà il leader e l'eventuale premier in caso di vittoria. La parte del Pd che fa capo a Dario Franceschini, ancora molto forte in Parlamento, insieme a Calenda e agli orlandiani preme per questo tipo di soluzione che consentirebbe di costruire un'alleanza di Centrosinistra vecchio stile con Pisapia e forse anche con Articolo 1-Mdp. Renzi alla fine, soprattutto dopo le Regionali in Sicilia (pessime le previsioni per il suo Pd), potrebbe accettare questa soluzione in quanto gli consentirebbe di valutare anche l'alternativa di un'intesa centrista con Alfano. Non solo. L'ascesa in termini di popolarità e fiducia del ministro Minniti e del premier Gentiloni sono un altro elemento che spinge il Pd verso questo tipo di accordo abbandonando la vocazione maggioritaria (e solitaria) di Renzi e della Boschi.

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