Politica
M5S ago della bilancia politica. Il trionfo del "post-ideologico" Di Maio
Che cosa cambia con il taglio dei parlamentari
Di Alberto Maggi
Avevano detto che ormai era in declino, isolato nel suo partito. Avevano addirittura scritto (i soliti giornaloni) che era pronta una scissione nel M5S contro di lui. Avevano sentenziato che perdendo la carica di vicepresidente del Consiglio aveva lasciato il proscenio al premier Giuseppe Conte. Tutto falso. Tutto sbagliato.
Il taglio dei parlamentari approvato con un plebiscito dalla Camera dei Deputati (553 sì) rilancia il ruolo e la figura di Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri - poltrona chiave in questo mondo di nuove contrapposizioni sull'asse Usa-Ue-Cina - non guarda in faccia a nessuno e soprattutto non si fa spaventare dai vari Franceschini e dai notabili del Pd. Qualche giorno fa il capo politico del M5S ha affermato che il taglio dei parlamentari sarebbe stata la prova della lealtà al governo. Prendere o lasciare. Votare sì o tutti a casa.
Pd e Italia Viva hanno incassato e hanno obbedito in Aula nonostante negli altri tre passaggi avessero votato contro la riforma. Quasi comico l'intervento del renziano Giachetti a Montecitorio, che ha smontato il taglio dei parlamentari salVò poi annunciare il sì. E anche i distinguo di Zingaretti - via libera solo dopo l'accordo su un pacchetto di riforme tra cui quella elettorale - lasciano il tempo che trovano.
Di Maio ha portato a casa un risultato storico per i 5 Stelle e il resto sono solo promesse e cambiali in bianco. I pentastellati sono l'unica forza ad avere la famigerata power coalition e sono oggi l'ago della bilancia del sistema politico italiano. Prima al governo con Salvini, oggi tornato ad Arcore, poi con il Pd e Renzi. "Io sono post-ideologico" ha spiegato qualche giorno fa il titolare della Farnesina ed è proprio questo il segreto del suo successo, nonostante l'ingombrante ombra di Grillo e Casaleggio a volte scomoda e difficile da gestire. Di Maio è tornato. Chapeau.