Politica
M5S, la lite Conte-Di Maio? Liste elettorali e doppio mandato. Inside
M5S, pochissime deroghe da Conte e solo fedelissimi dell'ex premier
M5S, Di Maio potrebbe provare a riprendersi il controllo del Movimento o...
Il vero nodo dello scontro tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, con il Movimento 5 Stelle uscito a pezzi e lacerato dalla partita del Quirinale, è la compilazione delle liste elettorali per le Politiche del 2023. E' questo il vero nodo del contendere tra l'ex premier e il ministro degli Esteri. Sulla carta Conte ha una potentissima arma da utilizzare contro Di Maio ed è il vincolo del doppio mandato. Ufficialmente non è stato ancora tolto e se non ci fosse nessuna deroga il titolare della Farnesina, alla seconda legislatura, sarebbe fuori.
Ma fonti vicine al capo politico del Movimento spiegano che comunque una deroga per i vecchi ci sarà - i nomi principali sono proprio quelli di Di Maio, Paola Taverna, Vito Crimi, Carla Ruocco e Stefano Buffagni - perché, se così non fosse, si rischierebbe un'ulteriore flessione elettorale con un tracollo di voti che potrebbe addirittura essere superiore alle attuali stime e portare il M5S sotto il 10%. Conte ha usato parole forti e chiare, parlando di quanto accaduto sul Quirinale e in particolare sulla bocciatura della candidatura di Elisabetta Belloni: "Di Maio dovrà rendere conto di diverse condotte, molto gravi. Ai nostri iscritti e alla nostra comunità".
Ma, come si è visto in modo plastico, il ministro degli Esteri controlla almeno 150 parlamentari (forse anche 170) su 250 e quindi è determinante nelle scelte politiche del Movimento. Il nodo, come detto, è quello delle liste. La preoccupazione di Di Maio, anzi la certezza, è che stando così le cose Conte farà terra bruciata e, a parte le poche deroghe sul doppio mandato, metterà in lista solo suoi fedelissimi lasciando poco o niente per gli uomini e le donne vicini al titolare della Farnesina. E' per questo che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi Di Maio potrebbe cercare di riprendersi il controllo del partito, comunque prima della fine della legislatura.
Se l'operazione non riuscisse - anche perché Beppe Grillo, pur non avendo un ottimo rapporto con Conte, difficilmente si schiererebbe con il ministro degli Esteri - ci sono varie ipotesi sul tavolo. Voci non confermate si spingono a ipotizzare un ingresso di Di Maio nel Partito Democratico (inutile dire che Letta lo preferisce all'ex premier) o, ma tutto dipende dalla legge elettorale e dall'ipotesi che si torni al sistema proporzionale, il numero uno della Farnesina potrebbe entrare in un nuovo soggetto politico centrista e moderato e, in prospettiva, alleato del Pd.
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