Politica
Raggi-Lombardi, duello rosa nel M5s: Peppiniello Conte disperato
L’ex sindaca di Roma affetta da megalomania calendiana
M5s, Roberta Lombardi e Virginia Raggi ai ferri corti: un'altra grana per Conte in vista delle liste elettorali per le elezioni politiche
Roberta Lombardi e Virginia Raggi non si sono mai amate molto, ma ormai sono ai ferri corti, anzi cortissimi. L’ultimo scontro, meglio definirla per quello che realmente è, e cioè una vera e propria rissa, è stata sulle alleanze con il Pd. L’ex sindaca è andata – come suo solito - giù puntuta e ha dichiarato che la stagione delle alleanze con il Partito democratico sia a livello locale che nazionale “è finita”.
Ovviamente la cosa non è andata proprio giù alla collega Lombardi che nel Lazio è in giunta con il Pd di Nicola Zingaretti, anzi la giunta si regge ancora sui voti pentastellati che esprimono –dal marzo 2021- nella Lombardi stessa addirittura un assessorato importante, cioè quello alla “Transizione ecologica e trasformazione digitale”. Per di più i Cinque Stelle hanno nel Lazio anche un altro assessorato e cioè quello di Valentina Corrado al “Turismo, sicurezza urbana, Polizia locale e semplificazione amministrativa”.
La Lombardi non le ha certo mandate a dire e su Facebook ha scritto: “Alla fine sono i fatti che contano. Sono i risultati raggiunti che parlano del nostro operato e per i quali saremo giudicati alle urne. Perché in fin dei conti si può anche governare Roma per cinque anni e mezzo avendo la maggioranza ma se alla fine del mandato i cittadini ti mandano a casa, senza nemmeno farti arrivare al ballottaggio, allora è il caso di farsi una domanda. Non di lanciare proclami dal pulpito, tra l’altro con una doppia morale sulle candidature e sul processo partecipativo dal basso dopo aver riempito in buona parte le liste dei municipi con dei propri “nominati”.
Il che, per inciso, è tutto vero. A parte le tante vicissitudini legali, il governo della Capitale da parte della Raggi è stato pessimo ed è una delle cause dell’enorme perdita di consenso elettorale nazionale del Movimento. L’elenco delle cose non fatte o fatte male è lunghissimo.
Per anni non è stato fatto alcun intervento sulle infrastrutture (salvo poi concentrarle tutte insieme negli ultimi mesi, per motivi di visibilità elettorale), come le strade, che sembrano tuttora quelle di Beirut dopo un bombardamento massiccio, sui rifiuti che hanno letteralmente invaso Roma finendo anche sul New York Times, sui trasporti pubblici con una riduzione massiccia del servizio soprattutto nel quadrante sud della capitale (Eur, Torrino, Mostacciano).