Politica

Raggi-Lombardi, duello rosa nel M5s: Peppiniello Conte disperato

Di Giuseppe Vatinno

L’ex sindaca di Roma affetta da megalomania calendiana

Lasciamo poi perdere la vicenda dello Stadio della Roma a Tor di Valle –in cui sono ancora in corso vicende legali- in cui la sindaca si è rimangiata tutto quello che aveva detto in campagna elettorale e poi lo stadio manco si è fatto. La sua giunta è stata un caotico frullatore in cui si è perso il numero degli assessori e degli alti dirigenti cambiati in continuazione. Lasciamo anche perdere i cinghiali che pascolavano (e in verità pascolano ancora, ma tutto è iniziato con lei) beatamente in città, o i rallentamenti esasperanti della macchina amministrativa, con i tempi per avere una carta di identità dilatati all’infinito.

Ormai Roma è uno zoo all’aperto, con gabbiani, cornacchie, sorci ed affini che l’hanno eletta a domicilio stabile. Ed infine, ciliegina sulla torta, arrivò da Bologna, dopo che fu allontanato da Di Maio da Palazzo Chigi, un “salvatore” e cioè Max Bugani, che divenne capo staff della sindaca che lo accolse con toni trionfalistici: “con lui cambieremo la città”. Il povero Bugani scomparve nel nulla però la sindaca aveva ragione, la città cambiò sicuramente, ma in peggio.

Alle ultime elezioni comunali i romani la punirono severamente non mandandola neppure al ballottaggio (arrivò ultima!), ma per quello strano meccanismo tutto italiota, invece di essere cacciata via è ricicciata nuovamente. Ma la Raggi non si è fermata ad attaccare la Lombardi, in un eccesso di megalomania calendiana ha mirato in alto, ed ha attaccato direttamente Giuseppe Conte – con cui non ha mai legato - che della strategia con il Pd è stato il regista principale. Ed ha quindi scritto: “stop alle decisioni prese nel Palazzo e ai seggi riservati agli amici”.

Da ultimo ha “ricattato” l’ex premier sul doppio mandato: se non mi dai una deroga (lei punta ovviamente al Parlamento) io non ti faccio passare deroghe al principio di territorialità e non ti faccio candidare i tuoi fedelissimi. Un bel modo di fare politica per chi dice di fare della trasparenza e della correttezza il suo cavallo di battaglia. Quindi la Lombardi - che ha lavorato bene in una regione difficile come il Lazio - e soprattutto ha dovuto fare i conti con le paturnie della sindaca ha ragione da vendere. Quello che sta accadendo a Roma, e questo forte attacco a Conte, dovrebbe poi far riflettere visto che la Raggi fa parte anche del Comitato di garanzia ed è una personalità divisiva in un momento in cui i Cinque Stelle hanno solo bisogno di unità.