M5s: spese pazze, rimborsopoli e case al Colosseo. Francescani dove?
Con le polemiche sul buco da 226mila euro nelle restituzioni e sulla casa al Colosseo di Di Maio, il m5s accusato di "predicare bene e razzolare male"
Il m5s di Luigi Di Maio sta passando un brutto momento. Se i sondaggi continuano a restare lusinghieri per il Movimento 5 Stelle, che si assesta come primo partito nei consensi, le polemiche sulla casa a 7,75 euro del candidato senatore Emanuele Dessì, sulle spese pazze (oltre 4 milioni di euro per sole tre voci, cancelleria, trasporti e pasti, in poco meno di un anno e mezzo, secondo le affermazioni del Giornale riprese dal sito amministrato da Marco Canestrari, ex collaboratore della Casaleggio e autore di Supernova assieme a Nicola Biondo), sui buchi nelle rendicontazioni dei "big" Andrea Cecconi e Carlo Martelli, e, da ultimo, sulla casa al Colosseo dove risulta domiciliato Luigi Di Maio assieme al suo comitato elettorale (il suo inseparabile mentore Vincenzo Spadafora, il suo alter ego Dario de Falco e il fedelissimo dei Casaleggio Pietro Dettori) stanno scuotendo i grillini dall'esterno e dall'interno.
Ultima tegola in ordine di tempo: l'ammanco di 226mila euro che risulterebbe confrontando le dichiarazioni di versamento dei parlamentari pentastellati sul sito tirendiconto.it e i dati effettivi del Ministero dello Sviluppo Economico, gestore del fondo per il microcredito (uno dei cavalli di battaglia degli autoproclamati onesti).
A conti fatti, le dichiarazioni di deputati e senatori grillini ammontano - come segnalano la Repubblica e La Stampa - a 23.418.354 euro, a fronte dei 23.192.331 euro puntualizzati dal Ministero. Ovvero una differenza, per l'appunto di 226mila euro.
Lo scandalo delle rendicontazioni sospette dei due (ex) big del m5s, ovvero l'ex capogruppo alla Camera Cecconi e Martelli, ha portato a galla discrepanze e incongruenze fra quanto dichiarato e quanto effettivamente risulta restituito, e solo la questione della "par condicio" in campagna elettorale ha evitato al m5s di ritrovarsi chiamato in causa in un temutissimo servizio delle Iene (servizio già girato ma per il momento trattenuto in cantiere).
La questione della casa con vista al Colosseo per Luigi Di Maio, dal canto suo, ha scatenato altre polemiche e gli sfottò della rete, che non ha esitato a paragonare il candidato premier grillino a Claudio Scajola. Francescani dove? si chiedono in parecchi, spesso anche fra i grillini stessi, specie fra gli attivisti duri e puri che vedono il loro Movimento intraprendere derive sempre meno in linea con i valori originari, secondo i quali sedicenti semplici cittadini facevano della trasparenza la loro pietra angolare.
Trasparenza che, fra spese pazze, case con vista al Colosseo e rendicontazioni sospette, è stata via via dimenticata. Frattanto l'avvocato delle cause vinte Lorenzo Borrè, paladino della difesa dei suddetti valori originali del primo M5s, ha visto quest'ultimo condannato a saldargli trentamila euro di spese processuali per uno dei tanti ricorsi contro le decisioni arbitrarie prese dai vertici nelle varie primarie interne.
Quanto all'altro grande principio tanto sbandierato dai grillini, l'onestà (intellettuale), è un segreto di Pulcinella che, malgrado abbiano firmato la rinuncia al seggio se dovessero essere (o meglio, vista la posizione in lista, quando saranno) eletti, i vari Dessì, Cecconi e Martelli entreranno in Parlamento e ci resteranno per tutta la durata della legislatura. Il m5s potrà anche cacciarli dalle sue file, ma in fin dei conti rimarranno comunque nelle Istituzioni e sul solito libro paga... quello dei contribuenti.