Politica
Manovra, l'assalto alla diligenza. Tutti in Parlamento ora vogliono un pezzo di bilancio
Scuola, edilizia, web e flat tax, ma anche sanità e prebende locali. I 30 miliardi della Manovra del governo non bastano. Parte l’assalto alla diligenza da parte dei parlamentari. A cui Meloni ha ridotto il fondo degli eletti
Manovra, l'assalto alla diligenza. Tutti in Parlamento ora vogliono un pezzo di bilancio
“Assalto alla diligenza”, così giornali e addetti ai lavori chiamano quella fase in cui la Manovra messa insieme dal governo approda in Parlamento. Come da prassi, la Legge di Bilancio assemblata dai vari ministri scontenta un po’ tutti i parlamentari. Tagli e fondi insufficienti colpiscono i temi che hanno più a cuore, così i deputati tentano l’assalto alla Legge di Bilancio per ottenerne modifiche a colpi di emendamenti. Sanità e scuola, ma anche edilizia ed editori: ecco come potrebbe cambiare la manovra.
Trenta miliardi e 114 articoli non bastano
La nuova Manovra finanziaria del Governo, contenente 114 articoli e una riallocazione di oltre 30 miliardi di euro, è ora in discussione in Parlamento. Il testo, già firmato dal Presidente della Repubblica Mattarella, non soddisfa tutte le parti coinvolte, e si prevede il cosiddetto “assalto alla diligenza”: partiti e deputati tenteranno di modificare il contenuto a proprio vantaggio, richiedendo adattamenti su fisco, sanità e altri settori strategici.
Scioperi e scontento: le categorie che vogliono modificare la manovra
L’autunno quest’anno rischia di essere veramente “caldo”. Alcune categorie hanno già annunciato scioperi per protestare contro la presenza - o l’assenza - di fondi. Medici e insegnanti sono sul piede di guerra, con le opposizioni pronte a cavalcare la protesta. Anche tra i banchi della maggioranza, però, trapelano alcune avvisaglie di insoddisfazione nei confronti della Manovra. Associazioni di categoria categorie, come aziende farmaceutiche e mondo dell’edilizia, sono colpite dalla Legge di Bilancio di un governo che storicamente era loro alleato.
Lo scontento della maggioranza: web tax sì, flat tax no
Lamentele nei confronti del governo arrivano dalla Fieg, Federazione Editori di Giornali, per la web tax. L’imposta sui servizi digitali, precedentemente riservata solo ai colossi da più di 750 milioni di euro all’anno, è stata ora estesa a tutte le aziende web. Un’altra tassazione scontenta esponenti della maggioranza, stavolta per la sua assenza. È la famigerata flat tax, la tassazione piatta tanto cara alla Lega.
Senza fondo degli eletti, i parlamentari busseranno al governo
I parlamentari hanno sempre meno armi per apportare modifiche alla Manovra, almeno in autonomia. Il governo Meloni ha decurtato il fondo degli eletti. Il tesoretto destinato a finanziare le iniziative indifferibili dei parlamentari è sceso dell’80 per cento in pochi anni. Questo fondo messo a disposizione dei partiti per distribuire prebende a deputati e senatori è di 120 milioni di euro. Due anni fa c’erano 400 milioni di euro, ai tempi del governo Conte I ammontava a ben 1 miliardo e 200 milioni. Il margine di Manovra dei deputati si riduce. Una buona notizia per i contribuenti, una pessima notizia per capigruppo e ministri: è iniziato l'assalto alla diligenza dei deputati.