Politica
Marco Travaglio, l'uomo di destra passato a sinistra: un caso da studiare
Il direttore del Fatto Quotidiano famosissimo per i suoi “archivi” elogiati dallo stesso Montanelli
Questo ha dato la stura all’ “uomo dalle vacche in corridoio”, cioè Bersani, a cui non è parso vero di fare il compagno komunista anni ’70. Proprio lui che ha prodotto le famose lenzuolate liberalizzatrici ed ha distrutto il pubblico insieme a Massimo D’Alema, peraltro suo sodale in Articolo 1. Tuttavia Travaglio è in difficoltà. Smania, suda, strabuzza gli occhi, cambia in continuazione posa, cerca il colpo da ko contro la Meloni però non lo trova. Infatti, suo alleato in questa azione è un signore, Bersani, che è stato esponente storico e fondatore di quel Partito democratico che Travaglio odia.
E quindi cerca di ignorarlo, ma Bersani fa faccette, ammicca al direttore de Il Fatto, è come se dicesse: vedi, siamo sulla stessa frequenza, diciamo le stesse cose, fatti baciare. Saluta in maniera scomposta –per farsi notare- come la signorina Silvani nei film di Fantozzi. Ma Travaglio fa il finto tonto, ricambia qualche sorrisetto ma sa che non può concedere nulla perché se no i suoi lettori lo fanno nero. In tutto questo segnaliamo l’imbarazzante figura di Luca Sommi, giornalista parmense, ex Rai e La 7, che non sa più cosa fare per facilitare Travaglio. Gli dà sempre ragione, gli appoggia gli assist, gli prepara le schiacciate. È come quei secchioni che a scuola annuiscono sempre al professore per paura che si arrabbi e li cacci via.
Famoso per una perla sul Fatto Quotidiano (corrispondenza di amorosi sensi) che mise in seria difficoltà Lapalisse: "Le guerre finiscono in due modi, con uno dei due che vince oppure con un trattato per diplomazia". Ma va? E anche la Nove (ex gruppo editoriale l’Espresso), edita da Discovery Italia, divisione della Warner Bros, ormai è diventata una succursale antigovernativa. Dal direttore Aldo Romersa ci si aspetterebbe una maggiore pluralità informativa, almeno per salvare la forma.