Politica
Maria Elena Boschi e la vignetta di Mannelli: ma quale sessismo...
Tutto nasce da una vignetta di Riccardo Mannelli, sul “Fatto Quotidiano”, che rappresenta la ministra Maria Elena Boschi, seduta, con le gambe accavallate...
Tutto nasce da una vignetta di Riccardo Mannelli, sul “Fatto Quotidiano”, che rappresenta la ministra Maria Elena Boschi, seduta, con le gambe accavallate e lasciate largamente nude da una coraggiosa minigonna (sempre che il disegno sia tratto da una foto). Battuta: “Lo stato delle cos(c)e”.
Il povero vignettista è stato sommerso da un mare di critiche. Per Marilisa Palumbo, del Corriere della Sera, la vignetta è “sconsolante”, “sbagliata”, “non fa ridere”, “è sessista, nel modo più prevedibile, secondo stereotipo nazionale”, e Travaglio – che tiene il sacco a Mannelli – arriva perfino a chiamare la ministra “signorina”. L’avevamo sempre saputo che Travaglio è un gaglioffo.
Le vignette, come dice la stessa giornalista, tendono a suscitare un sorriso. A mio parere, se non ci riescono, questo insuccesso è sufficiente sanzione e non ne sono necessarie altre. Ecco qualcosa che si sarebbe dovuto spiegare agli attentatori di Charlie Hebdo. Inoltre, perché affermare che la vignetta di Mannelli non fa ridere? Ciò che fa ridere te può darsi non faccia ridere me, e viceversa.
Ma soprattutto è interessante la critica per la quale la vignetta sarebbe “sessista”. Una domanda: caso mai, perché non dovrebbe esserlo? L’umorismo è l’irriverente verso tutto ciò che è considerato intoccabile. Ai giullari era perfino permesso ridere e far ridere del re. Dunque si ride del potere (ricorda la giornalista che Forattini rappresentava Spadolini come un grassone impotente? Walter Veltroni come un verme? Craxi come un potenziale dittatore?), della religione – anche se di solito privatamente – dei carabinieri e perfino degli incolpevoli cretini.
Qui si ha un’esagerazione speculare a quella dei fondamentalisti islamici.
Il problema è: fino a che punto la donna può, deve, ha interesse a rendersi attraente? I Taliban rispondono: “Per niente”, e nascondono la donna in un sacco nero anche quando esce, lasciandole malvolentieri liberi gli occhi, soltanto perché non si rompa il naso o debba comprare un cane per ciechi. Ed è chiaramente un eccesso. All’altro capo c’è la società occidentale, dove alla donna viene bonariamente richiesto di coprirsi il pube e i capezzoli. Ma se una bella donna in spiaggia indossa un bikini ridottissimo, poi può meravigliarsi se tutti gli sguardi si posano su di lei, mentre passa? Ed è perfino lecita la domanda: possiamo dire in buona fede che quegli sguardi non li ha provocati?
Ecco il punto: nella nostra società, grazie al Cielo, una donna può mostrarsi come vuole, al limite anche nuda: ma deve accettare i rischi conseguenti alla sua scelta, se il rischio è soltanto quello di essere guardata. O garbatamente commentata. È proprio per questa ragione che un tempo – oggi non ne hanno più il potere – i genitori cercavano di indurre le figlie a vestirsi “modestamente”. In fondo il messaggio non era assurdo: “Se ti vesti come una prostituta, poi non ti stupire se ti prendono per una prostituta o ti trattano da prostituta”.
Dunque è tutta questione di limiti. Di senso dell’opportunità. Di buon gusto. La signora Palumbo, che si scandalizza per il commento della vignetta (l’immagine l’ha fornita, bontà sua, la Boschi), trova normale che una ministra della Repubblica si esibisca come si è esibita la signora Boschi? Se non ci fosse la decenza e la dignità della carica, che cosa impedirebbe ai ministri maschi di sedere sui banchi del governo in costume da bagno?
La cara Maria Elena può vestirsi come vuole. Ma non può impedire che poi una fotografia mostri come è vestita. O svestita. Nello stesso modo, un gentiluomo, parlando con una donna, non abbassa gli occhi sulla sua scollatura, per quanto generosa. Ma se lo facesse, e la donna lo rimproverasse, potrebbe sempre chiedere, acido: “Lei vuole che io faccia finta di non aver visto? E allora faccia anche finta di non aver mostrato". Meglio non imbarcarsi in certi discorsi.
Lasciamo liberi i ministri, i vignettisti e le belle donne di fare ciò che vogliono, e pensiamo piuttosto che, da gennaio, il nostro debito pubblico è aumentato di settantasette miliardi. Abbiamo di che parlare, e forse di chi piangere, fino a sera.
Gianni Pardo