Politica
Maria Stella Gelmini, da yes woman del Cavaliere a pasionaria rossa: ritratto
"Dentro Forza Italia non era amata, ma molto tollerata. Poi la situazione si incrina, quando giunge alla Corte di Silvio una donna..."
Mariastella, la perdita dello scranno governativo se l’è legata al dito e gli occhietti lampeggiano cattiverie nel buio dell’afosa notte romana
Questi democristiani. Perdono il pelo ma non il vizio. Anche se sono figli.
Prendiamo il caso di Mariastella Gelmini, figlia dell’ex sindaco DC di Milzano, in provincia di Brescia.
Dopo la laurea in legge nella sua vita ha la grande e fortunata intuizione e nel 1994 “scende in campo” anche lei con Silvio Berlusconi che batte il segretario dei Ds Achille Occhetto e la sua “gioiosa macchina da guerra” conquistando inopinatamente il potere.
Si fa quattro legislature di fila come deputata e per due volte è anche ministra, nel 2008 dell’Università e da ultimo degli Affari regionali con il governo Draghi.
Da una vita stava alla corte di Re Silvio I da Arcore. Sempre cheta e mansueta era una yes woman delle più fedeli, con quell’aria da maestrina sexy “ben imbustata” degli anni ’70, sempre pronta a bacchettare implacabilmente gli errori (degli altri).
Dentro Forza Italia non era amata, ma è molto tollerata a causa del rapporto diretto con il Capo e quindi nessuno osava toccarla.
La situazione però si incrina quando giungono a corte le prime vere femmine alfa, seni massicci, forme prorompenti, labbroni da combattimento, pelle abbronzatissima, proprio come piacciono a Lui.
Certo la politica è un’altra cosa, ma sappiamo che l’aspetto umano conta moltissimo a corte basta vedere la lunghissima sequenza di belle e prosperose figliole che si sono susseguite nei decenni ad Arcore per capire che il potere di Mariastella diminuisce progressivamente.
Come ministra dell’Istruzione è ricordata dagli ex studenti come una specie di Attila in gonnellino, una che picchiava duro a favore dei privati con riconoscimenti istituzionali assai contestati di quelli che venivano chiamati “diplomifici” universitari.
Ma alla storia è passata per una gaffe cosmica (è il caso di dirlo) quando per inseguire una notizia poi rivelatasi falsa e farsi bella con le particelle elementari degli altri e cioè che i neutrini viaggiassero a velocità superiori a quella della luce, ringraziò in forma scritta gli enti di ricerca italiani e il CERN per aver creato il tunnel di 730 Km che collegava Ginevra con i laboratori sotterranei del Gran Sasso.
Naturalmente le perfide particelle viaggiavano in aria e il tunnel non esisteva, come del resto quello del fu poi fu ministro Danilo Toninelli che pensava ci fosse una galleria al Brennero, ma questa è un’altra storia.
Il mondo rise di gusto e partì la solfa sui soliti italiani.
La topica l’aveva presa un fisico napoletano, Antonio Ereditato, che naturalmente fece anche carriera come fece carriera l’addetto stampa della ministra a cui fu addebitata tutta la responsabilità della doppia corbellata carpiata.
Ora Mariastella ha lasciato FI in polemica aperta con Berlusconi con le “sue badanti”, termine dispregiativo con cui i reprobi chiamano le femmine alfa che comandano ora e si è trasferita insieme a Mara Carfagna e Renato Brunetta da Carletto Calenda, nipotino megalomane del grande regista Luigi che fortunatamente non c’è più e non vede quello che sta combinando il suo cocco dei Parioli.
Ma se la Carfagna è furba e non morde la mano che l’ha amorevolmente nutrita perché mai dire mai e il futuro è sempre incerto, Brunetta è stato acidino con la nuova compagna dell’ ex Capo, solitamente composta, l’alta, bella e bionda Marta Fascina che gli ha dato del “nano” con riferimenti canterini ad una canzone di De Andrè, “il giudice”.
Invece Mariastella, la perdita dello scranno governativo se l’è legata al dito e gli occhietti lampeggiano cattiverie nel buio dell’afosa notte romana.
In ogni caso l’ex ministra, dopo aver fatto la “destra” per tanti decenni è diventata una pasionaria rossa, una barricadera, una Rosa Luxemburg della Brianza, una accanita concorrente di Alessandro Di Battista che, preoccupato per la concorrenza, è tornato in anticipo dalla Siberia. Riposto il crocefisso e i santini lei si è armata di mitra e si è sistemata vicino al nuovo Capo, niente da vedere quanto a magnificenza col precedente, intendiamoci, ma il tempo passa e bisogna pur adattarsi.