Mattarella, la querela sui boss e i media che tacciono - Affaritaliani.it

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Mattarella, la querela sui boss e i media che tacciono

Per aver raccontato la saga dei Mattarella, i Kennedy di Sicilia, in un capitolo del suo libro "Da Cosa nasce Cosa" (Longanesi, 2000), il giornalista e scrittore catanese, Alfio Caruso, è stato citato in giudizio, con una richiesta di stangata di 250mila euro.

A trascinare Caruso davanti al Tribunale civile di Palermo, è stato proprio il figlio di don Bernardo, Sergio Mattarella, il capo dello Stato, e i nipoti, Bernardo junior e Maria, che lo hanno accusato di aver “infangato la figura di Mattarella padre” e di aver ricostruito “in maniera grossolana” i rapporti politici di Piersanti, il governatore della Sicilia, fratello del Presidente, ucciso dai boss il 6 gennaio del 1980.

Caruso scrisse che il 13 settembre del 1957 il vecchio Bernardo, ministro di lungo corso della Dc, piombò a Ciampino, per ossequiare Joe Bonanno, il capo della mafia italoamericana. "I familiari di don Bernardo-spiega lo scrittore-ribattono che  era a Palermo, ma la data dell’arrivo a Ciampino di Bonanno è controversa: il 15, il 16 o il 28 settembre. E anche se il boss fosse arrivato a Roma il 13, nulla avrebbe impedito al vecchio patriarca dc di essere la mattina a Roma e di tornare, il pomeriggio, a Palermo".

Secondo Alfio Caruso, i familiari del defunto notabile della  "Balena bianca" avrebbero fatto ricorso alle carte bollate, solo dopo la morte di Joe Bonanno, scomparso nel 2002. Prima, la famiglia non ebbe nulla da obiettare.

Eppure, Enzo Biagi, per due volte, il 13 marzo del ’92 e il 15 agosto del ’98, sul "Corriere della Sera", raccontò l’accoglienza di Mattarella a Ciampino.

Lo scrisse anche Attilio Bolzoni, sulla prima pagina de "La Repubblica" di Scalfari, il 25 ottobre del 2000. Ma mai, finché Bonanno fu in vita, la famiglia pensò di querelare né di chiedere smentite.

Le vicende, relative alle frequentazioni di Mattarella con esponenti mafiosi della zona di Castellammare, Caruso le ha attinte dal volume "Raccolto Rosso", di Enrico Deaglio che, a sua volta, aveva consultato gli atti della Prima Commissione Antimafia (1976). Nessuno ha querelato Deaglio che, tra l’altro, ha ripubblicato, tranquillamente, il suo libro nel 2010.

Martedì scorso, il giudice di Palermo, Catanzaro, ha proposto una conciliazione della vertenza, nella quale ha respinto ogni intervento sul libro <<Da Cosa nasce Cosa>>, ha bocciato la richiesta di ritiro dalle librerie del volume, ha negato qualsiasi richiesta economica (presunti danni e spese legali). Ma ha concesso ai Mattarella il semplice diritto di replica, da esplicarsi con una nota, da pubblicare sul sito della casa editrice Longanesi. Il contenuto della nota andrà predisposto,  nell’udienza del 23 novembre prossimo, e, comunque, non potrà intaccare il diritto di cronaca e di critica dell’autore.

Infine, e questo è un  successo dello scrittore, la toga di Palermo ha stabilito che i Mattarella e la Longanesi dovranno rifondere le  spese legali, sostenute da Caruso.

Un capoverso ha chiarito che, se i querelanti non firmeranno la conciliazione, il giudice accetterà gli ulteriori documenti, presentati dall'avvocato Fabio Repici. Secondo il legale, sarebbe l’anticipazione della assoluzione.

Di tale conciliazione, non favorevole ai familiari del Capo dello Stato, si è occupato soltanto, con una breve corrispondenza da Palermo, <<Il Fatto quotidiano>>. Gli altri media ?

Neppure una riga tra le notizie brevi...

Pietro Mancini