Politica
McKinsey, il Pd e l’isteria di massa. IL COMMENTO
Le forze armate dell’isteria di massa si sono scandalizzate per i 25.000 € che il Governo italiano ha pagato all’orco McKinsey per un supporto sul Recovery Plan. L’isteria ha colpito un po’ tutti, dai grillini ai loro alleati del Pd, che ha scelto da tempo la deriva peggiore inseguendo i 5 Stelle. Così tocca leggere le assurde dichiarazioni sui 25.000 € di Boccia e Provenzano, che rappresentano l’insostenibile leggerezza del Pd per il populismo. Le grandi società di consulenza sono punti di riferimento indispensabili per tutti i governi, compreso l’amato governo Conte che ne ha fatto uso a mani basse. Per fortuna l’attuale governo ha smorzato subito le polemiche con le poche ma decise parole del ministro Franco. Poi, detto fra noi, per 25.000 € cosa volete mai che faccia McKinsey?
Qualche slide d’ordine metodologico forse, sarei stato più tranquillo se il Governo avesse speso almeno 250.000 € togliendo più spazio possibile agli incompetenti imperanti. Chi invece vuole sapere cosa succederà nel Pd dopo le dimissioni di Zingaretti (che ha scelto Facebook e la D’Urso per giocare questa partita..), allora prenda un po’ di pop-corn e si goda lo spettacolo. Non sarà facile resistere alla retorica dei prossimi dibattiti quando sentiremo parlare di “fronte progressista”, “patto per il futuro”, “alleanza con le forze sane”. Parole buttate lì che sento da quando sono in grado di intendere a volere. La questione infatti è di sconcertate semplicità: fai un’alleanza con i 5 Stelle e il gioco è fatto.
Gli eredi di Berlinguer non possono, infatti, allearsi con gli urlatori del vaffanculismo e con gli illusi della democrazia diretta orchestrata da una srl, gli eredi della forma partito classica non possono allearsi con i fautori del partito virtuale (incluse le idee), gli eredi delle “Frattocchie” non possono allearsi con chi si è formato a base di tweet. Sostenere Conte fino alle estreme conseguenze non è stato un gesto di responsabilità ma un tentativo fallito di sopravvivenza. Draghi ci aiuterà ora a non sbandare definitivamente, ma non dimentichiamo che i Salvini, i Di Maio, le Meloni, i Zingaretti, sono tutti lì pronti a riprendere il timone del Titanic Italia. Nel frattempo, questo è l’auspicio, Draghi avrà tracciato un po’ la rotta e per i prossimi anni i suoi successori, come previsto dalle indicazioni del Next Generation Eu, dovranno attenersi a quella.