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Dazi, Italia "bastonata" da Trump. In Germania nessuna svolta alla Musk. Meloni può far poco. Inside

A Berlino la Cdu-Csu non governerà con la destra di Afd

Di Alberto Maggi

Giorgia Meloni sta cercando di organizzare un faccia a faccia tra Trump e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per cercare di trovare una mediazione, ma non ci sarà alcun trattamento di favore per l'Italia
 

"Ha ragione Nigel Farage. E' triste dirlo, ma è così". Fonti ai massimi livelli della maggioranza (non Fratelli d'Italia) e delle opposizioni condividono quanto affermato ieri ad Affaritaliani.it dal leader della Brexit e cioè che Giorgia Meloni non riuscirà a ottenere un trattamento di favore da parte di Donald Trump sugli imminenti, quasi sicuri, dazi contro l'Unione europea.

A nulla, in sostanza, valgono gli ottimi rapporti personali e politici tra la presidente del Consiglio, presente a Washington lo scorso 20 gennaio, e il nuovo inquilino della Casa Bianca. E la situazione è diventata ancora più chiara con il vertice informale dell'Unione europea a Bruxelles durante il quale, al di là di qualche dichiarazione, è sostanzialmente allineata agli altri Paesi Ue, compresi Francia e Germania. Meloni ha cercato di evitare il muro contro muro spingendo per trattare con il tycoon, ma la maggioranza dei Paesi Ue è allineata con Parigi e Berlino.

Al nostro Paese le misure protezionistiche sul commercio rischiano di costare circa dieci miliardi di euro, colpendo soprattutto i settori della moda e dell'agroalimentare, vino e formaggi in testa. Emmanuel Macron e Olaf Scholz sono stati chiarissimi nell'annunciare le "ritorsioni" dell'Ue contro l'America. Giorgia Meloni sta cercando di organizzare un faccia a faccia tra Trump e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per cercare di trovare una mediazione, ma non ci sarà alcun trattamento di favore per l'Italia.

Il nostro Paese, d'altronde, fa parte a tutti gli effetti dell'Unione, con Raffaele Fitto vice-presidente esecutivo della Commissione Ue, e quindi dovrà sottostare ai dazi che gli Usa applicheranno a tutte le nazioni del Vecchio Continente. Anche perché - spiegano fonti del Partito Democratico al Parlamento europeo - in Germania, dopo le elezioni del 23 febbraio per il Bundestag, non ci sarà alcun accordo tra i conservatori della Cdu-Csu di Friedrich Merz e l'estrema destra di Afd. Il congresso dei cristianodemocratici tedeschi è stato chiarissimo: piena fiducia in Merz ma "nessuna alleanza con la destra". Quindi il recente voto al Bundestag che ha visto la convergenza Cdu-Csu con Afd è stato solo un "incidente di percorso".

Non va poi dimenticato che Meloni ha fatto una lunghissima trattativa per strappare un ruolo importante per Fitto nell'esecutivo europeo e quindi non può certo ora rompere su Trump e gli Usa quella coesione che per l'Italia è fondamentale non solo sul fronte dei conti pubblici (non va dimenticato il debito) ma anche sul capitolo immigrazione. E' proprio da Bruxelles, e quindi da von der Leyen, e non da Washington e da Trump che può arrivare quel sosteno necessario sia per 'vincere' la battaglia con una parte della Magistratura sui centri per i migranti in Albania sia sul controllo europeo dei confini esterni dell'Unione. Che per l'Italia vuol dire il Mar Mediterraneo.

Il progetto 'MEGA' (Make Europe Great Again) di Elon Musk per il momento, salvo colpi di scena, non dovrebbe fare breccia a Berlino. Merz, spiegano fonti Dem, ha capito l'errore dell'apertura alla destra estrema sulla lotta all'immigrazione clandestina e non vuole bruciarsi, anche visto la grande risposta di piazza con più di 200mila persona in piazza domenica scorsa nella capitale tedesca contro l'ingresso al governo di Afd.

E quindi, a fatica, ma in Germania quasi certamente si andrà, lentamente, verso l'ennesimo governo di Grande Coalizione Cdu-Spd con Merz cancelliere e, se i numeri non fossero sufficienti, sarebbe già pronta l'alleanza con i Verdi, considerando che quasi certamente i liberali dell'Fdp resteranno fuori dal prossimo Parlamento tedesco (colpevoli di aver fatto cadere l'esecutivo di Scholz). L'Europa che conta, malgrado le difficoltà di Macron e i lunghi tempi per la formazione del nuovo governo in Germania dopo le elezioni del 23 febbraio, quindi non va verso il progetto di Musk.

E quindi Meloni, malgrado le sue relazioni con Trump, potrà fare ben poco e i dazi made in Usa colpiranno anche le nostre merci. E, di conseguenza, le nostre aziende. Con buona pace dei sovranisti che hanno esultato per l'elezione del tycoon alla Casa Bianca e che vedono in Musk il nuovo idolo economico e politico mondiale.

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