Politica

Meloni, l'ascesa a livello internazionale. Dopo il Nyt elogi anche dalla Cnn

di Vincenzo Caccioppoli

Il paragone con Angela Merkel è di quelli importanti. Per l'emittente televisiva regina delle news è stata la premier italiana a prendere il suo posto in Europa

Meloni, la Cnn si sbilancia: scatta l'endorsement per la sua autorevolezza a livello internazionale

Due settimane fa era stata la volta dell’autorevole New York Times, mai molto prodigo di raccontare le cose della politica italiana, a fare un lungo pezzo sul ruolo della Meloni in Europa, con annessa lunga intervista al copresidente del gruppo europeo Ecr Nicola Procaccini. Adesso si aggiunge anche la Cnn, la regina delle news, simbolo del progressismo e del mondo liberal statunitense, endorsement alla premier italiana per la sua autorevolezza in campo internazionale. Fareed Zakaria, uno dei commentatori di punta della televisione a stelle e strisce ha registrato un lungo video commento che già nel titolo esprime l'apprezzamento verso la leader italiana, Meloni’s moment ( è il momento di Meloni). Il noto editorialista americano, che la rivista Esquire ha descritto come "il più influente consigliere di politica estera della sua generazione", ha paragonato la presidente del consiglio ad Angela Merkel, facendo chiaramente capire che potrebbe prendere il posto vacante che la cancelliera tedesca ha lasciato in Europa, dopo il suo addio alla politica.

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Ma nel suo commento Zakaria è andato anche oltre, spiegando come la Meloni abbia un altissimo consenso in patria (soprattutto se rapportato con quello scarso invece di molti suoi colleghi europei) e come riesca a coniugare idee di sinistra in economia. come gli aiuti ai ceti più poveri della popolazione e all'occupazione femminile (chissà i mal di pancia per Schlein e Conte nel sentire queste parole) con idee più a destra su temi caldi, quali immigrazione e politica estera. Zakaria ha inoltre fatto ammenda nel suo giudizio iniziale su di lei, così come molti leader internazionali, primo tra tutti lo stesso Biden, che l’aveva definita, dopo la vittoria alle elezioni, un pericolo per la democrazia, salvo poi dopo pochi mesi trattarla come uno dei più affidabili alleati in Europa.

La Meloni, secondo il giornalista americano, è uno dei volti più promettenti in Europa, stante anche le grandi difficoltà che stanno incontrando invece Scholtz e Macron nei loro rispettivi paesi. Questo nuovo commento, così come il lungo pezzo di Jason Horowitz sul New York Times,( ma anche quelli sul Times sul Le figaro, Le Mondo, il Times, Politico, solo per citare i più recenti) mostrano come la nostra premier stia assumendo un ruolo sempre più rilevante anche nella cerchia dell'establishment americano, che sembra invece fare sempre meno affidamento su alleati storici, in Europa, come Francia e Germania. I giornali americani stanno solo registrando quello che è il sentiment della politica americana, che dopo molti anni vede che in italia può contare su un governo affidabile, forte e coerente con quelle che sono le sue linee programmatiche.

"In America noi vediamo la Meloni per quello che è e non per come viene rappresentata sui giornali italiani che sono ormai troppo di parte. Lei sta risolvendo, dicono gli americani che per natura tendono sempre al pragmatismo anche nei giudizi, alcune questioni importanti per Italia e per Europa, che nessuno prima era riuscito a fare. Basta guardare alla questione migranti o a quella dello sblocco degli aiuti all'Ucraina da 50 miliardi di euro, grazie proprio alla sua intercessione verso il suo “amico” Viktor Orban. E questo è quello che conta per Washington" raccontava una fonte diplomatica americana qualche settimana fa. I risultati sono oggettivi e questo ora viene riconosciuto anche oltreoceano. Dopo molti anni di marginalità in politica estera (a cui purtroppo nemmeno il tanto autorevole Draghi è riuscito a dare quella svolta auspicata, anche per colpa di una maggioranza così variegata) finalmente si ha la sensazione che il nostro paese sia tornato a giocare un ruolo importante a livello geopolitico.

E questo viene riconosciuto non solo dalla grande stampa internazionale (l’Economist, la bibbia del progressismo finanziario mondiale, ha dedicato ben due editoriali di elogio alla politica della meloni due settimane fa) ma anche dai leader mondiali. Il pragmatismo, la concretezza, l’autorevolezza che la Meloni ha mostrato in questi primi 15 mesi di governo in politica estera, hanno determinato un nuovo ruolo per lei e per il nostro paese tra i grandi del mondo, ruolo che in questo anno di presidenza di turno del G7 potrebbe diventare ancora più determinante su molti importanti dossier politici ed economici. Ecco allora che, in questo quadro, almeno in politica estera, occorrerebbe una maggiore maturità e coesione tra tutti i partiti italiani, per rendere il nostro paese ancora più forte sui tanti tavoli negoziali e dossier importanti, che la difficile situazione geopolitica ha creato.

Una possibile vittoria di Trump alle prossime presidenziali americane potrebbe rendere l’Europa più sola di fronte alle grandi sfide globali. Ed è in questa situazione che l’Europa deve diventare più forte ed autorevole soprattutto in campo di difesa dei confini e di politica estera, che è quello d’altra parte che da tempo auspica Meloni e il suo partito in Europa. Ma anche qui a sentire le parole della von der Leyen sembra che la prossima legislatura potrebbe e dovrebbe portare importanti novità. Non si può però assolutamente rischiare, in un simile contesto, per mere questioni di piccolo cabotaggio ed opportunismo politico, screditare (vizio in cui spesso è caduta in un passato anche recente, la sinistra italiana) l’operato del governo italiano agli occhi del mondo, come è accaduto, per esempio di recente con gli accordi con Tunisia ed Albania, che invece importanti commentatori e politici esteri giudicano in maniera incoraggiante.

Giorgia Meloni, piaccia o no, sta cercando di riportare il paese al centro della scena internazionale, da una posizione di grande forza interna, soprattutto se rapportato agli altri principali leader occidentali (Biden Sunak, Scholz e Macron) che per differenti motivi sono tutti in un fase di grande difficoltà in termini di popolarità e consenso. L’occasione è ghiotta e sarebbe un vero peccato rischiare di farsela sfuggire, per mere questioni di piccolo cabotaggio politico, che mostrano il tipico provincialismo politico italiano, che ha spesso inciso negativamente sul ruolo internazionale del nostro paese.