Politica

Meloni "sfiduciata" da Marina Berlusconi? Verso un nuovo partito con Draghi e Letta

Di Massimo Falcioni

I conti di Mediaset al centro dell'incontro tra Marina Berlusconi, Mario Draghi e Gianni Letta

Marina Berlusconi pensa a un nuovo partito con Draghi e Letta, la mossa per "salvare" i conti di Mediaset

Non è stato certo un “routine meeting” quello tenuto mercoledì 11 settembre a porte chiuse nella sua casa di Milano fra Marina Berlusconi in compagnia di Gianni Letta e Mario Draghi a pochi giorni di distanza della presentazione del report sulla competitività in Ue dello stesso ex premier.

C’è chi ha visto in questo summit anomalo l’avvio per la formazione di un nuovo movimento. Insomma, un nuovo partito (centrista) perno di un inedito disegno politico che potrebbe far saltare l’attuale quadro politico-istituzionale, quanto meno rendere più vulnerabile l’esecutivo Meloni e, se necessario, destabilizzarlo.

In questo caso, con al centro Mediaset, c’è una questione politica legata al business. Le aziende della famiglia Berlusconi nutrono dubbi sulla tenuta della premier Meloni e del governo di centrodestra. Da qui il guardarsi attorno, non escludendo niente, anche l’apertura a sinistra, come già dimostrato da Tajani su temi tutt’altro che secondari quali lo ius scholae e come fanno intendere le posizioni della stessa Marina Berlusconi sui diritti civili assai più vicine al centrosinistra che a quelle del centrodestra.

Al di là di questi fatti, comunque non di poco conto anche perché tendono a distanziare il partito berlusconiano dall’esecutivo, sono i nodi economici che potrebbero portare Forza Italia fuori dall’attuale maggioranza e intraprendere nuove strade facendo saltare l’attuale quadro politico-istituzionale. Per nodi economici qui si intendono principalmente le questioni relative al business dei Berlusconi&C, in primis quelle con al centro le tv.

Meloni spinge per la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo che mira anche alla privatizzazione di una Rete e non vuole, per timori di boomerang elettorali, l’aumento del canone Rai, aprendo all’aumento dei tetti pubblicitari. Non sono questioni di lana caprina. Sono, in particolare, segnali allarmanti per Mediaset che non intende perdere i suoi attuali livelli di audience tv, quindi di business. In questo quadro va inquadrata e tradotta politicamente l’ostilità di Mediaset nei confronti di Palazzo Chigi e della sua principale inquilina.

Che c’entra Draghi? C’entra eccome. Gli apprezzamenti sull’ex premier da parte di Marina Berlusconi vengono da lontano, dalla fine del Covid quando Draghi, subentrato a Palazzo Chigi al Conte 2 nove mesi prima era stato visto come salvatore della patria: “Draghi – così all’epoca Marina al Corriere della Sera - ha restituito il giusto peso a valori come serietà, autorevolezza, europeismo. Con lui ci siamo liberati di molti apprendisti stregoni e siamo tornati all'etica della competenza”.

Il tutto in continuità con lo stesso Cavaliere che considerava Draghi un number one, avendolo proposto prima come governatore della Banca d'Italia e poi come presidente della Bce, fino a votare la fiducia al suo esecutivo semi-tecnico presieduto dal febbraio 2021 all'agosto 2022. Draghi c’era, c’è e ci sarà. E Meloni già vede, minacciosa, la sua ombra.