Politica
Meloni 'scaricata' da Trump torna europeista. Ma Salvini ultra-Donald irrita la premier
Lite con Musk, dazi... altro che la premier ponte tra Usa e Ue
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Tensione alle stelle nel governo sulla politica estera. Meloni e Tajani da una parte, Salvini dall'altra
In politica nulla accade per caso. Nulla. I segnali, più o meno forti, vanno letti, interpretati e capiti. L'attacco pesantissimo del referente italiano di Elon Musk, Andrea Stroppa, sul Ddl Spazio, in attesa della discussione in prima lettura a Montecitorio è un chiarissimo avvertimento al governo e alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Intesa Pd-FdI. Bene, si vuole far passare Starlink e SpaceX (che, tra l’altro, ha lanciato missioni per l’Italia accelerando le tempistiche per dare una mano) per i cattivi. Agli amici di FdI: evitate di chiamarci per conferenze o altro”. Uno strappo senza precedenti tra il discusso Elon Musk, potentissimo braccio destro di Donald Trump, e la premier.
D'altronde, nonostante il presidente Usa abbia definito Meloni "Donna meravigliosa", alla Casa Bianca a trattare i difficilissimi rapporti Usa-Ue sull'Ucraina e non solo ci è andato l'"odiato" (a Palazzo Chigi) Emmanuel Macron e non la "meravigliosa Meloni". Poi è arrivata la vera 'bomba' politica ed economica con i dazi (promessa mantenuta dalla Casa Bianca) al 25% su tutta l'Unione europea, Italia inclusa, senza che Meloni sia stata minimamente informata o interpellata. Il pericolo è quello di una perdita di export per l'Italia di diversi miliardi in settori chiave come la moda, l'agro-alimentare e il vino (ma non solo). Quella ipotesi che la leader di Fratelli d'Italia diventasse il ponte tra le due sponde dell'Atlantico per cercare un'intesa ed evitare la guerra commerciale sembra ormai tramontata.
Non a caso Meloni ha già avuto un lungo colloquio con il prossimo cancelliere tedesco Friedrich Merz - che ha cenato a Parigi da Macron e rilancia l'asse Francia-Germania -, segno che la presidente del Consiglio intende restare saldamente all'interno dell'alveo Ue e non con un piede in due scarpe. L'Italia ha ricevuto la cifra più alta come Pnrr da Bruxelles e ha Raffaele Fitto vice-presidente esecutivo della Commissione Ue, senza dimenticare il percorso - complesso - di rientro dal deficit e dal debito e quindi la premier non può certo compiere strappi.
Anche perché il rapporto con Ursula von der Leyen serve pure sul fronte del contrasto all'immigrazione clandestina in attesa della decisione della Corte Ue sui centri in Albania. E poi c'è il tema dell'esercito europeo comune sul quale Meloni, d'accordo con Merz, intende accelerare in vista del possibile, probabile, disimpegno militare degli Stati Uniti in Europa, considerata alla Casa Bianca ormai marginale rispetto alle grande partite geo-politiche internazionali che si giocano soprattutto nel Pacifico e nel rapporto con la Cina.
Altra 'bomba' è l'intervista alla Fox News di Marco Rubio, segretario di Stato Usa, secondo il quale “la Nato è messa a rischio dai Paesi Ue che non spendono per la difesa” (e l'Italia è in cima alla lista). Non solo, Rubio ha anche affermato che "per la deterrenza contro Mosca servono gli europei". Traduzione: gli Stati Uniti non manderanno un militare in Ucraina dopo l'eventuale cessate il fuoco in una missione di peacekeeping sotto l'ombrello delle Nazioni Unite. E questa volta toccherà proprio all'Ue fare la parte principale.
E come ha scritto ieri Affaritaliani.it il piano sarebbe quello di inviare, malgrado le dichiarazioni irritate del ministro della Difesa Guido Crosetto, fino a un massimo di 8mila soldati tra Esercito, Marina Militare e Aviazione in un quadro di 40-50mila unità proveniente da tutta la Ue. Insomma, l'Italia della "meravigliosa Meloni", unica leader europea presente all'inaugurazione di Trump lo scorso 20 gennaio a Washington, alla stregua di tutti gli altri leader "cattivi" del Vecchio Continente. Nessun canale privilegiato, nessun trattamento speciale per il nostro Paese. Da qui l'asse con il Pd su Starlink e SpaceX e la durissima risposta di Stroppa che ha scaricato Fratelli d'Italia.
Ma se Meloni trova una sponda convinta e sicura in Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri perfettamente allineato con la presidente del Consiglio, a Palazzo Chigi preoccupa molto l'attivismo in politica estera - assolutamente non concordato - dell'altro vicepremier Matteo Salvini. Ieri il segretario della Lega ha avuto una giornata americana e trumpiana al ministero dei Trasporti: il vicepremier ha incontrato Paolo Zampolli, inviato speciale per l'Italia scelto dal presidente degli Stati Uniti e successivamente Rudy Giuliani, ex sindaco di New York. A riferirlo, in entrambi i casi, è stato Salvini stesso in due distinti post su X postando anche le rispettive foto insieme agli ospiti.
Nel caso di Zampolli, il leghista l'ha definito "un incontro cordiale e costruttivo" aggiungendo che "è stata l'occasione per ribadire gli ottimi rapporti con la nuova amministrazione americana e rafforzare i legami economici e commerciali tra i due Paesi". Appunto, Salvini si muove non in sintonia con Palazzo Chigi e con la Farnesina facendo crescere l'irritazione di Meloni e Tajani. Irritazione esplosa anche per il no secco del leader del Carroccio all'ipotesi di invio di militari italiani in Ucraina e al progetto di esercito comune europeo, con la battuta che se fosse guidato da von der Leyen "durerebbe 20 minuti".
Un rinnovato asse giallo-verde modello 2018 che vede la Lega in politica estera sulle stesse posizioni del Movimento 5 Stelle e di Giuseppe Conte mentre dal Pd, Calenda e Renzi arrivano segnali di distensione verso la svolta europeista della premier. I governi di solito cadono su materie economiche e mai sulla politica internazionale, ma, per usare le parole di un fedelissimo meloniano, "qui il mondo è cambiato e cambia ogni dieci minuti continuamente. E Salvini sta giocando una partita pericolosa che rischia di mettere in difficoltà la premier e il governo a Bruxelles".
Ovviamente il tutto all'indomani dei complimenti leghisti per il boom di voti in Germania della destra estrema di Afd, esattamente l'opposto della posizione di Tajani (e anche di Meloni) che benedicono la grande coalizione Cdu-Spd. Insomma, parlare di crisi di governo forse al momento è eccessivo ma nell'esecutivo e nella maggioranza la tensione è altissima.
I rapporti Meloni-Trump si sono molto raffreddati (per usare un eufemismo), e già lo si era intuito nel videomessaggio alla CPAC di Washington, più che altro per volontà del tycoon che l'ha quasi scaricata e Giorgia si adegua tornando pienamente nell'alveo europeo, insieme a Tajani (che ci è sempre stato). Ma Salvini continua a fare l'ultra-trumpiano e questo crea non poche fibrillazioni nel governo. Potenzialmente una 'bomba' che potrebbe far saltare il Centrodestra.
A questo punto in molti, tra le fila della maggioranza e delle opposizioni, si aspettano a breve qualche colpo di teatro di Meloni, perché altrimenti la stessa, in un momento in cui neanche l’economia gira (vedi caos sul caro-bollette e lite nel Centrodestra su rottamazione quinquies e taglio dell'Irpef per il ceto medio, con il Mef di Giancarlo Giorgetti che fatica a trovare le risorse) rischia un anno molto difficile. Senza contare che in pericolo finiscono anche le riforme: Giustizia, premierato (ormai su un binario morto) e aggiustamenti all'autonomia regionale differenziata dopo i rilievi della Corte Costituzionale.
Leggi anche/ Ucraina e l'invio di truppe a Kiev, dall'Italia massimo 8mila soldati tra Esercito, Marina Militare e Aviazione. Il piano - Affaritaliani.it