Politica

Mes, Parlamento e Lega contrari: le prove. Borghi: "Chat tra noi, M5S e..."

Alberto Maggi

Ecco il testo della risoluzione votata alla Camera il 19 giugno

La risoluzione è del 19 giugno di quest'anno, seduta numero 192 della Camera dei Deputati. Il testo è stato presentato dal capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari e co-firmato dall'allora capogruppo del Movimento 5 Stelle a Montecitorio Francesco D'Uva.

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Il resoconto ufficiale è inequivocabile:

Fasi dell'iter e data di svolgimento:
DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 19/06/2019
DISCUSSIONE IL 19/06/2019
ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 19/06/2019
ACCOLTO IL 19/06/2019
PARERE GOVERNO IL 19/06/2019
APPROVATO IL 19/06/2019
CONCLUSO IL 19/06/2019

Il punto 10 e 11 (come si vede nella foto) della risoluzione approvata dalla Camera a giugno non lasciano spazi a interpretazioni. Il Parlamento, su chiara indicazione della Lega, aveva impegnato il governo e il presidente del Consiglio a non approvare il Mes.

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UE, SALVINI: 'SU MES SI ESPRIME PARLAMENTO, LEGA VOTA NO' - "Si torna in Parlamento la settimana prossima, altro che dopo la Befana, nell'ultimo passaggio della risoluzione si parla di sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato". Lo ricorda Matteo Salvini, parlando di Mes alla Camera, nel corso di una conferenza stampa convocata dalla Lega. "Dunque, fermi tutti, ci spiegate in Parlamento quello che volete, e poi votiamo sì o no, ma occorre un altro atto in cui il M5s vota il contrario di quanto fatto in precedenza". "Il Parlamento voti e noi prenderemo atto di quello che deciderà il parlamento che è sovrano, funziona così in democrazia", ripete Salvini, sottolineando che "noi non abbiamo cambiato idea e voteremo no".

UE, GIORGETTI (LEGA) SU MES: SE CONTE CI HA RIPENSATO TORNI IN PARLAMENTO - Giancarlo Giorgetti, esponente di punta della Lega, nel corso della conferenza stampa a Montecitorio sul Mes, ha affermato: "Siccome c'era una maggioranza che ha approvato una risoluzione che ha detto di non procedere, se ora c'e' una maggioranza o un ministro dell'Economia che la pensa diversamente non abbia vergogna, lo dica". Quindi Giorgetti ha rincarato: "Se Conte ci ha ripensato, torni in Parlamento e si approva una risoluzione che e' il contario di quella precedente. Naturalmente il parere della Lega rimane lo stesso: a queste condizioni noi non siamo d'accordo".

L'ex ministro dell'Interno poi chiarisce la posizione della Lega sul Mes espressa durante il precedente governo. In conferenza stampa il leader della Lega Matteo Salvini ha usato parole chiarissime: "Abbiamo un'amplissima documentazione di messaggistica, inviata a Conte e al ministro dell'Economia, su quale fosse la posizione della Lega, dove scrivevamo 'Non firmiamo un cazzo'. Entrambi ci rassicuravano dicendo 'Non abbiamo preso nessun impegno'".  

Il presidente della Commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi, interpellato da Affaritaliani.it, fornisce qualche dettaglio ulteriore: "Le interlocuzioni sono sempre state tra noi, i 5 Stelle e i referenti del governo. Abbiamo tutta la documentazione, d'altronde c'è una risoluzione votata dal Parlamento che è chiarissima. E le risoluzioni non nascono come funghi ma vengono rimbalzate tra i vari interlocutori, tra noi e i 5 Stelle, fatte vedere al governo prima della stesura finale. E' un lavoro di gruppo". Borghi precisa che "si tratta di messaggi Whatsapp e di chat di quando è stata seguita questa questione del Mes, quindi giugno, compresa la nostra delusione e i nostri dubbi quando avevamo sospettato il tradimento di Conte".


Mes, Salvini: "Sempre detto 'Non firmiamo un cazzo'"

 

 

Mes, Borghi (Lega): "E' contro la Costituzione e legge sul risparmio"

 

 

Mes, Giorgetti: "Fummo chiari, no a ricostruzione artefatta"

 

 

Mes, Bagnai (Lega): "Conte come Dr. Jekill e Mr. Hide"

 

 

Mes, Molinari (Lega): "Da Governo violazione rispetto indicazioni Parlamento"

 

 

UE E MES, LA LEGA 'CHIAMA' MATTARELLA - Un "attentato al popolo italiano" che "lede la sovranita' del Parlamento" e i dettami costituzionali di cui deve farsi "garante" il presidente della Repubblica. La Lega ora chiede un incontro e l'intervento di Sergio Mattarella, nella battaglia che da settimane sta conducendo contro l'adesione dell'Italia al fondo europeo salva Stati, Mes. Sul tema, attorno al quale e' stata convocata una assemblea congiunta del M5s con Luigi Di Maio, Giuseppe Conte riferira' alle Camere lunedi' alle 13. Mentre dal Pd il segretario Nicola Zingaretti ha denunciato le "false teorie" diffuse dal partito di via Bellerio. "La Lega vive alimentando paure. Quando era al governo, Matteo Salvini ha condiviso e approvato la riforma del fondo salva Stati - sostiene il capo dei democratici -. Ora, come al solito, diffondono teorie false per danneggiare l'Italia, la sua forza e credibilita', per allontanarla dall'Europa e indebolirla. Non lo permetteremo mai". In mattinata, in una conferenza stampa in cui erano presenti tutti i 'big' leghisti che si occupano di economia, dall'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ai due presidenti di commissione, Alberto Bagnai e Claudio Borghi, Salvini ha chiesto l'intervento del Colle - da dove per il momento non giunge pero' alcuna reazione su un tema assai complicato - e ha annunciato che i legali di via Bellerio "stanno valutando un esposto ai danni del presidente del Consiglio" Giuseppe Conte.

La Lega ha portato in conferenza stampa la risoluzione di maggioranza presentata a giugno dal capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, co-firmata dall'allora omologo del M5s, Francesco D'Uva, in cui si evidenziavano le criticita' del Mes. All'indomani della rissa sfiorata in Parlamento sul tema, gli ex lumbard sostengono che le Camere si erano gia' espresse sul fondo europeo e che quindi la nuova maggioranza deve approvare una nuova risoluzione "se il M5s ha cambiato idea". "Chi e' a questo tavolo ha amplissima messaggistica, 'whatsappistica' che, se si volesse, potrebbe essere mostrata al popolo italiano, non abbiamo nulla da nascondere, anche con il presidente Conte. Ricordo che scrissi ad alcuni dei trattatori a questo tavolo e dissi 'Non firmiamo un cazzo'...", ha sostenuto Salvini, con riferimento alla posizione espressa nei mesi al governo con i 5 stelle. "Tria e Conte, dentro e fuori dal Consiglio dei ministri, ci assicuravano 'non abbiamo preso nessun impegno'. Se dovessimo scoprire che qualcuno invece l'impegno l'ha preso, eh beh, la cosa cambia...", ha continuato.

Il dibattito sul Mes ha raggiunto toni infuocati ieri, dopo che il ministro dell'Economia, il democratico Roberto Gualtieri aveva parlato di "testo chiuso", non modificabile, suscitando la protesta veemente delle opposizioni. "Basta a bugie sul Mes - ha insistito il deputato Pd Piero De Luca, capogruppo in commissione Politiche europee -. Non ci sara' nessun prelievo forzoso sui conti correnti, ma anzi maggiore tutela per i risparmiatori italiani ed europei e nessuna ristrutturazione automatica del debito pubblico italiano. La Lega, peraltro, era pienamente al corrente di quanto accadeva e ha condiviso i negoziati che si sono svolti nei mesi precedenti sia in Consiglio dei ministri che in Parlamento. La smettano di raccontare bugie e di soffiare sulle paure degli italiani". Con gli alleati leghisti si schiera, invece, FdI. "Lo aspettavamo Conte gia' oggi, ma lui ha fatto sapere che non puo'. Comunque - ha affermato Giorgia Meloni - speriamo che ci venga a spiegare che non e' vero quello che il ministro dell'Economia ha detto ieri, e cioe' che il Mes sarebbe inemendabile. Noi pretendiamo, come FdI, che il Parlamento italiano possa modificare e decidere su un fondo nel quale l'Italia si impegna a versare 125 miliardi di euro, per salvare la banche tedesche. Non si puo' fare e noi andremo fino in fondo", promette.

A favore di un approfondimento parlamentare anche Leu, che fa parte della maggioranza. "Sul Mes sarebbe utile innanzitutto stare al merito, sebbene sia evidente anche la necessita' di salvaguardare il ruolo del Parlamento che, a differenza di quanto avvenuto con il bail-in, non arriva in ritardo ma per tempo con le risoluzioni del 19 giugno scorso", chiede Stefano Fassina. "La revisione del trattato determina un oggettivo peggioramento delle prospettive del debito italiano, tanto piu' in un contesto di inversione del segno della politica monetaria e di restrizione delle possibilita' delle banche di acquistare titoli di debito sovrano, come previsto per il completamento della Banking Union. Il governo eviti forzature. Il Mes non e' nel programma della maggioranza". "Il merito e la necessita' di salvaguardare il ruolo del Parlamento - conclude - indicano di non sottoscrivere il testo e promuovere nelle opportune sedi parlamentari gli approfondimenti necessari. E' autolesionistico continuare a drammatizzare sul piano finanziario e politico le conseguenza della mancata firma al prossimo vertice europeo. In assenza del Mes revisionato, continua a vigere il Mes utilizzato, come noto, per intervenire su tante banche e sulla Grecia".