Politica

Meloni "buona" e La Russa "cattivo": i migranti e la strategia del poliziotto

Di Giuseppe Vatinno

È la politica del poliziotto buono (Meloni) e di quello cattivo (La Russa). Una linea di condotta vecchia ma che dà sempre i suoi frutti

Lo screzio diplomatico con la Francia è stato ben gestito dal governo Meloni

 

L’affaire migranti con la Francia pare sgonfiarsi ma occorre differenziare le ragioni di Stato e la sostanza.
Per le prime è intervenuto direttamente il capo dello Stato Sergio Mattarella ma la seconda se ne va ancora allegramente a spasso. E cioè la sostanza resta.

E la sostanza è che c’è stato un forte screzio, diciamo pure una quasi crisi diplomatica ad alto livello tra Roma e Parigi. Niente di preoccupante però, sono coreografie a cui i francesi ci hanno abituato. Nel 2021 fecero ben peggio con alleati storici come Usa e Australia, ritirando gli ambasciatori per la cosiddetta crisi dei sottomarini con gli australiani che li comprarono da Washington e Londra, fregando –come al solito- Parigi. Anche allora stesse minacce cambiando l’interlocutore: “Ci saranno conseguenze sulla Nato” e poi tutto finì a tarallucci e vino di Borgogna. Ma torniamo al presente.

La vicenda è nota. Ne avevamo scritto QUI. Dopo è venuta la famosa telefonata che però dal punto di vista strettamente istituzionale ha provocato qualche imbarazzo supplementare che non è stato rilevato adeguatamente. Questo perché la scaltra ministra degli Esteri francese in cerca di visibilità Catherine Colonna aveva dichiarato «Meloni, metodi inaccettabili. L'Italia avrà conseguenze» e la risposta non è venuta subito dal nostro ministro degli esteri parigrado Antonio Tajani bensì direttamente dal premier Giorgia Meloni che avrebbe dovuto avere come interlocutore diretto Emmanuel Macron e non la Colonna.

Così la telefonata di Mattarella ha –in un certo senso- scavalcato la Meloni interloquendo direttamente col Capo di Stato francese. Il nostro Capo dello Stato ha rimesso le cose a posto professando “amicizia con Parigi” ma l’intervento non è stato così ben accetto da tutti e qualcuno l’ha letto come un tentativo di “commissariare” la Meloni. Ma anche a livello politico ci sono stati dei distinguo.

La seconda carica dello Stato e cioè Ignazio La Russa ha infatti testualmente dichiarato: "Io credo che l’opera del presidente Mattarella sia sempre utile, ma credo anche che la fermezza del nostro governo debba essere condivisa". Frase che per l’uomo della strada sembra innocua ma che nel linguaggio formalizzato dell’alta politica è sostanzialmente paragonabile ad una secchiata di acqua gelata volata direttamente da Palazzo Madama in direzione del Colle Quirinale. In quella frase c’è tutta l’irritazione di La Russa per l’intervento di Mattarella che andava ad indebolire l’operato del premier. Libero l’ha definita efficacemente “una frecciata”.

Naturalmente la sinistra c’ha sguazzato alla grande rimarcando l’inusualità del conflitto tra le prime due cariche dello Stato e qualcuno ha perfidamente ricordato che Fratelli d’Italia non aveva votato per la rielezione del Mattarella bis. Tuttavia Giorgia Meloni -a Bali per il G20- è donna accorta e non si è fatta trascinare nella polemica pur non incontrando Macron al vertice, come i preoccupatissimi francesi si sono
affrettati a dichiarare.

E qui non possiamo sapere se l’azione uno – due di Meloni e La Russa sia stata concordata o no, ma pensiamo di sì. È la politica del poliziotto buono (Meloni) e di quello cattivo (La Russa). Una linea di condotta vecchia ma che dà sempre i suoi frutti.

I francesi hanno capito che “qualcosa è cambiato”, la Meloni ha mantenuto il suo aplomb istituzionale non scendendo in una triviale polemica con una sgallettata in cerca di pubblicità e il buon ‘gnazio non gliel’ha mandata a dire, anche se il suo interlocutore era il Capo dello Stato.