Politica
Nasce il partito della famiglia. "I politici? Finora solo parole"
Di Maria Carla Rota
@MariaCarlaRota
Un nuovo movimento politico che si propone di rimettere in primo piano e tutelare la dignità e la sicurezza delle famiglie, dei genitori separati e delle coppie di fatto, ma che rivolge l’attenzione anche alle persone diversamente abili, a quelle disagiate o emarginate, agli anziani e ai giovani. Si chiama MOFI, Movimento Famiglie Italiane, ed è pronto a scendere in campo per le elezioni del sindaco di Milano e per le elezioni politiche. Sarà presentato ufficialmente mercoledì 13 maggio a Roma, nella Sala Conferenze Stampa della Camera dei Deputati.
“Siamo un movimento di cittadini prestati alla politica perché le istituzioni sono sempre più assenti per la famiglia”, spiega in anteprima ad Affaritaliani.it il presidente Gianluigi Lussana, già fondatore e presidente nazionale dell'Associazione Mamme Papà Separati Italia, da oltre 15 anni impegnato in questo campo. Alla conferenza stampa interverranno anche Roberto Faganello, vicepresidente nazionale Mofi, Pino Falvelli, referente nazionale per le famiglie separate, Marina Brasiello, referente locale per Roma Capitale e referente nazionale per le problematiche delle periferie disagiate, Francesca Santopaolo, referente Mofi per i giovani.
Che tipo di movimento è il Mofi?
“E’ un movimento formato sia da singoli che da associazioni del terzo settore, tutti legati dall’interesse per la famiglia e il disagio sociale a 360 gradi. Un movimento geograficamente ben distribuito in tutta Italia. Da anni lavoriamo per costruire una rete che copra tutto il territorio nazionale”.
La famiglia, e in particolare i genitori separati, sono un tema centrale per il Mofi. Che cosa proponete?
“In Italia ci sono 10 milioni di genitori separati, eppure questa resta la categoria più ignorata dalla politica. Proponiamo innanzitutto la modifica della legge 54/2006 sull’affido condiviso per fare in modo che la bigenitorialità venga effettivamente applicata. Ai genitori vanno garantiti tempi paritetici di cura dei figli, cioè quindici giorni a testa al mese, mentre ora troppo spesso il papà viene relegato a poco più di due fine settimana al mese. Di conseguenza dovrebbe decadere anche l’idea del mantenimento di un coniuge da parte dell’altro perché entrambi i genitori avrebbero a carico i figli allo stesso modo. Questa, ovviamente, è la situazione ideale, quando si parla di due coniugi che hanno le stesse possibilità. Poi bisogna vedere di caso in caso. Ed è proprio per questo che sosteniamo fortemente la responsabilità civile diretta dei magistrati, che prendono decisioni, spesso troppo frettolose o superficiali, in campo familiare. Meglio ancora sarebbe istituire il Tribunale della Famiglia, con giudici dedicati, motivati e retribuiti correttamente”.
Molti genitori separati oggi si trovano a vivere in condizioni economiche disperate. Come sostenerli?
“Sicuramente bisogna prevedere aiuti economici anche per loro. Così come vengono stanziati fondi per tante altre categorie in difficoltà, anche i genitori separati hanno diritto a un sostegno concreto, almeno per il periodo iniziale della separazione. Vanno anche inseriti a pieno titolo nelle graduatorie per le case popolari. Se un uomo guadagna 1.300 euro e deve darne oltre la metà per il mantenimento della ex moglie e dei figli, come può sopravvivere in modo dignitoso?”
Per la famiglia in generale quali sono i vostri progetti?
“Servirebbe un piano Marshall per ripopolare l’Italia di italiani. Per chi ha la residenza nel nostro Paese pensiamo ad un incentivo per il monoreddito e alla defiscalizzazione dei redditi per le spese necessarie per il mantenimento dei figli”.
Quale idea di famiglia è alla base del Mofi?
“Crediamo nel modello di famiglia tradizionale, ma siamo aperti al riconoscimento delle coppie di fatto, pur non condividendo l’ipotesi di adozione da parte di coppie omosessuali. Se però due persone hanno una relazione stabile e duratura, almeno da qualche anno, perché non garantire loro il riconoscimento dei diritti?"
Non solo famiglia. Anche disabili, giovani, forze armate e forze dell'ordine sono al centro del vostro programma.
“Quando si parla di disabili, bisogna porre più attenzione al sostegno dei familiari e delle persone che li seguono per 365 giorni l’anno. Per i giovani vogliamo agevolare in tutti i modi l'ingresso nel mondo del lavoro, soprattutto nei settori di eccellenza dell’Italia. Infine, siamo molti attenti anche alla situazione delle forze armate e delle forze dell’ordine, molto presenti nel Mofi. Da loro dipende la nostra sicurezza come cittadini, ma sono costretti a lavorare in condizioni troppo precarie, mal equipaggiati e mal pagati".
Dove pensate di reperire i fondi per i sostegni economici alle famiglie?
“Bisogna tassativamente incidere sulle pensioni d’oro, sulle consulenze, sui vitalizi, sugli sprechi della politica, sui benefit vari. Le pensioni dei politici vanno equiparate a quelle dei normali cittadini. Tra gli altri interventi, inoltre, abolizione delle scorte a persone che ormai non ne hanno più biosogno, abolizione dei senatori a vita, lotta drastica all'evasione fiscale sul modello americano, riduzione e accorpamenti delle partecipate dello Stato, eliminazione dei finanziamenti a pioggia e degli incarichi multipli per i dirigenti pubblici. Si recupererebbero così molti soldi da spalmare sulle situazioni di disagio. La classe politica italiana è inaffidabile, superficiale e approssimativa, come ha dimostrato in questi anni. In molti fanno finta di interessarsi ai problemi della gente, ma guardano solo gli interessi di bottega e sono distanti dalla realtà. Dovrebbero provare tutti, una volta eletti, a vivere almeno un anno con uno stipendio di 1.200-1.300 euro al mese. Si capirebbero molte cose. Inoltre, proporremo di togliere dal prezzo della benzina tante accise ormai superate, dal terremoto del Belice alla guerra in Abissinia. La trovo una questione di rispetto per i cittadini. Se lo Stato ha davvero bisogno di fondi per emergenze più attuali, dia loro il giusto nome, in modo che gli italiani siano correttamente informati”.
Per quali appuntamenti elettorali vi state preparando? Possibili alleanze?
“Noi correremo da soli. A Milano presenteremo un nostro candidato sindaco e poi, in caso di ballottaggio, valuteremo. A livello nazionale, invece, vogliamo entrare in Parlamento con nostri rappresentanti, superando la soglia del 3% prevista dal nuovo Italicum. Se non sarà così, continueremo a impegnarci nel campo sociale ognuno con le proprie specificità, come abbiamo fatto finora, attraverso l’impegno personale o le associazioni. Se invece gli italiani ci daranno fiducia inizieremo a combattere per portare avanti le nostre istanze”.
Lei ha ringraziato i Popolari per l’Italia per la collaborazione alla conferenza stampa e per l’attenzione ai temi a voi cari. C’è qualche affinità?
“Sicuramente guardando i nostri statuti possiamo individuare visioni simili, ma al momento vogliamo essere indipendenti. In futuro si vedrà”.