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Nordio ha riaperto il caso Palamara. I pm: "Manipolata la lista delle programmazioni del trojan"

di redazione politica

Il sospetto di un'inchiesta a doppia velocità. Il ministro ha parlato di "alcune intercettazioni riservate e altre lasciate filtrare"

Caso Palamara, l'inchiesta a doppia velocità. Nordio svela tutto

Una dichiarazione del ministro della Giustizia Carlo Nordio ha clamorosamente fatto riaprire il caso Palamara, relativo al potere delle correnti all'interno del Consiglio Superiore della Magistratura. Le parola del Guardasigilli suonano come una conferma autorevole (al massimo grado, si può dire) di quanto l'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati cacciato con ignominia dalla magistratura, denuncia da anni: la tesi - in base a quanto risulta a Il Giornale - di una inchiesta a doppia velocità, inflessibile con lui e con i suoi alleati (ovvero le correnti di centro e di destra nel Csm), blanda e quasi cieca nei confronti del potere dominante all'interno dell'apparato giudiziario, le correnti progressiste di Area e Magistratura democratica.

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Nel caso Palamara, ha detto Nordio a Il Corriere della Sera, "esistono intercettazioni che sono state tenute riservate mentre altre sono state lasciate filtrare". Di conseguenza, "il sistema Palamara non è mai stato rivelato in tutta la sua complessità ed estensione". "La lista delle programmazioni del trojan è stata quindi manipolata da una (maldestra) mano umana, che ha cercato di ricostruire in qualche modo le programmazioni (commettendo una serie di errori)": è questo il passaggio chiave - prosegue Il Giornale - della richiesta che il 18 ottobre il tribunale di Napoli dovrà esaminare per decidere se ordinare nuove indagini sullo scandalo delle intercettazioni sparite. 

Si tratta di una inchiesta che va avanti da oltre tre anni sotto traccia, e che si muove esattamente sul tema sollevato ieri dal ministro Carlo Nordio: la scomparsa dai fascicoli del "caso Palamara" di una parte delle intercettazioni. Questa scomparsa, dice da sempre Palamara, ha permesso di indirizzare le indagini della procura di Perugia in una sola direzione, "salvando" dallo scandalo le correnti di sinistra.