Politica
Open Arms, Salvini: “Sono incazzato, ma io non patteggio”. Botta a Toti
Il leader della lega: “nell’immediato nessuna conseguenza”
Open Arms, processo a Salvini
Matteo Salvini sceglie Quarta Repubblica per raccontare la sua versione sul caso Open Arms. Il leader della Lega, imputato a Palermo per il mancato sbarco di oltre 100 migranti nel 2019, non ha paura della condanna a sei anni di carcere richiesta dai pm.
“E' imbarazzante, non è un processo politico o a Salvini ma all'Italia. Rifarei domani quello che ho fatto: difendere l'orgoglio dell'Italia”, ha detto il vicepremier. "Mi è pesato spiegare ai miei figli cosa stava accadendo", ha aggiunto.
Secondo Salvini si tratta di un tentativo per “mettere in difficoltà questo governo, e quindi attaccano me". Una presa di posizione che è stata letta da molti come un riferimento velenoso nei confronti di Giovanni Toti, l’ex governatore ligure indagato per corruzione e fresco di accordo con la procura di Genova.
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"Credo nella magistratura, cerco di dirlo senza sorridere troppo. Ma c’è una parte della giustizia politicizzata, ci sono magistrati e Pm che fanno politica", ha aggiunto il vicepresidente del Consiglio.
Non sono mancati gli attacchi agli avversari politici. "Spero che a sinistra qualcuno si vergogni. Un conto e' contestarmi nei comuni o nelle regioni, un conto e' che provano a mandarmi in galera perche' non riescono a sconfiggermi perche' gli italiani si fidano di me. E' qualcosa di imbarazzante, io non ci riuscirei". Il processo al leader della Lega, infatti, è stato possibile perché nel febbraio del 2020 il tribunale dei ministri, costituito da una commissione di senatori all’epoca a maggioranza di Centrosinistra, ha autorizzato i pm a indagare.
"Vado avanti, domani saro' in ufficio, poi andro' a Genova ad inaugurare il Salone Nautico. Sono sorridentemente ma pacificamente incazzato", ma in caso di condanna al processo Open Arms ci sarebbero conseguenze pratiche? "Nell'immediato no". "Sarebbe un precedente pericoloso, ma non per me che ho le spalle larghe. Se avessi paura non farei il segretario della Lega", ha aggiunto. "Se mi condannassero ai sei anni richiesti, che non sono dati neanche a uno stupratore, finirei in carcere per almeno due anni. Mi dispiacerebbe per i miei figli, per la mia compagna e per la mia famiglia", ha concluso.