Politica

Ora è il momento di Bonaccini e Gori per ripartire da zero?

L'opinione di Simone Rosti

L’analisi del voto. L’inutile vittoria al taglio dei parlamentari e l’inutile alleanza PD e 5 Stelle. E’ il momento di Bonaccini e Gori per ripartire da zero?

Lo abbiamo scritto più volte da queste colonne che il governo giallo rosso é appeso al filo del buon senso: quello di governare l’Italia nel post Papete e soprattutto durante la pandemia ancora in corso. Per questo sono stati tollerati i bizzarri totem dei 5 Stelle con il loro populismo (che trova la sintesi nel celeberrimo “abbiamo sconfitto la povertà” con il reddito di cittadinanza), le loro battaglie di retroguardia come il taglio dei parlamentari dopo aver bocciato riforme ben più organiche, le loro palesi inadeguatezze in termini di competenza e preparazione risultato di una classe politiche reclutata a base di like su piattaforme private. I risultati elettorali regionali non spostano di un millimetro la situazione, è indispensabile infatti che la compagine di governo prenda coscienza della realtà: continuare così non ha alcun senso. Ed è il Pd ad aver tutto da perdere (i 5 Stelle spariranno da soli), ha ragione Bonaccini dicendo che il Pd deve uscire dall’angolo del 20% ma, aggiungiamo noi, la scorciatoia di guadagnare subito una decina di punti con i 5 Stelle é solo l’anestetizzante che allontana da una vera spinta riformatrice. Il Pd deve, invece, guadagnare un voto dopo l’altro allargando la base elettorale con spirito riformista, gradualmente, con proposte serie e necessariamente dolorose. Nel frattempo vinceranno le destre? La democrazia è anche questo, l’alternanza è infatti la migliore spinta al cambiamento, tutto il resto sono chiacchiere. I 5 Stelle in questi mesi, sono sì diventati più europeisti, ma mantengono quei fremiti populisti che sono alla base della loro esistenza (e lo hanno dimostrato anche di recente astenendosi nel voto in Europa contro la Russia per le note vicende dell’avvelenamento del leader dell’opposizione). C’è poi la questione del Mes sanitario, di fronte al quale i 5 Stelle continuano con gli slogan di sempre (“non è quello che serve all’Italia”), forse perché hanno poca dimestichezza con i documenti in lingua inglese e ignorano che il Mes attuale non c’entra nulla con quello precedente. Sul Mes i 5 Stelle sono in linea con Lega e Fratelli d’Italia, non è un caso, perché in fondo questo trittico ha in comune il populismo inteso come strategia politica per l’accaparramento di voti lisciando il pelo al popolo (quota cento, reddito di cittadinanza, i navigator, ecc.), senza però incidere con politiche vere, discontinue e sostenibili (senza rimandare sempre il debito al futuro, quindi sui giovani). Rinunciare a risorse a costo zero per rimodernare la sanità e renderla più solida nel contesto pandemico attuale è da insolenti, e trova un senso solo nella sfrontatezza di poter continuare a urlare stupidi slogan che solleticano facili emozioni. Anche all’interno del Pd ci sono responsabilità enormi per aver assecondato politiche demagogiche, pensiamo ad esempio al caso Alitalia, per questo è necessario cambiare tutto con nomi nuovi in grado di stravolgere le patetiche lusinghe di Zingaretti al giovanotto Di Maio. È il momento di Bonaccini, di Gori, brillanti, con esperienza vincente, in grado di tracciare una linea che guardi al futuro senza le ansie di perdere qualche elezione nel breve. E a questo punto va detto chiaramente: aveva ragione Calenda. Il nuovo corso dovrà circondarsi di tecnici di valore, non politicamente schierati, che abbiano lo spazio di spiegare, come non è mai stato fatto prima, i dilemmi nazionali con numeri alla mano per poi iniziare un percorso di risoluzione. Percorsi lunghi, con più dolori che gioie, la differenza fra responsabilità e cialtroneria è tutta qui. il Pd dimostri di non appartenere alla seconda categoria. E ora lasciamo i 5 Stelle festeggiare per la vittoria (seppure senza trionfo) del referendum più inutile della nostra storia repubblicana.