Emergenza terremoto, sfarinamento dei 5Stelle, nervi
tesi in Forza Italia sull’ipotesi di un Nazareno bis, difficoltà
interne per la cancelliera Merkel: settembre offre grandi spunti a Renzi.
Annodare tutti i fili a fronte dei conti pubblici in caduta libera della diaspora nel PD e dei contrasti all'interno del giglio
magico sarà arduo, e per continuare a navigare ha innanzitutto bisogno
di una sponda. La classe dirigente ministeriale, scrive Bisignani sul Tempo. Proprio quella che si
è vista approvare il decreto attuativo sulla dirigenza pubblica
qualche giorno fa e che ora Matteo vorrebbe che non gli remi contro.
La riforma, si teme, raggiungerà obiettivi opposti a quelli
dichiarati, scardinando definitivamente la PA, aumentando il rischio
di corruzione e intasando le magistrature di ricorsi. A questo punto
la Corte Costituzionale potrebbe diventare la bestia nera di
Renzi,così come fu per Silvio Berlusconi. Nonostante gli sforzi del
Quirinale, infatti, il 4ottobre la Consulta probabilmente modificherà
l'Italicum, e il prossimo anno potrebbe essere chiamata a pronunciarsi
anche sulla legge Renzi-Madia per il riordino della Dirigenza. La
massima cara a Giulio Andreotti «i ministri passano ma i direttori
generali restano» è la sintesi perfetta per un contrappeso tra i
poteri. La classe ministeriale copre posti delicati dopo aver vinto
un concorso pubblico, come previsto dalla Costituzione, e la garanzia
del posto fisso nacque in virtù della indipendenza rispetto ai
capricci della Casta. Ora invece viene tutto capovolto da norme che
mettono la Dirigenza alla mercé della politica, violando l'articolo 3
della Costituzione, secondo il quale non ci devono essere disparità
tra i cittadini, e l’articolo 97, che sancisce il servizio esclusivo
alla Nazione al fine di assicurare l’imparzialità della funzione. Con
la nuova legge, infatti, diventano amovibili solo i dirigenti
pubblici, a differenza di magistrati e professori universitari che
restano nello stesso posto fino alla pensione. Un'altra norma vuole
che le loro sorti dipenderanno da una Commissione presieduta dal capo
dell'Anticorruzione, oggi l’immancabile Raffaele Cantone. Per poi finire
che si può comunque ricorrere ad esterni; l'ennesima soluzione della
politica che farà molto discutere. Sulla legge si deve ancora
esprimere il Consiglio di Stato, in una sezione presieduta da Franco
Frattini che ne valuterà gli effetti. Di tutto ha bisogno Renzi tranne
che di aprire un fronte con i mandarini che rischiano di bloccargli la
macchina dello Stato in un momento in cui potrebbe riuscirgli il
rilancio dell'azione di governo.
Palazzi & potere