Avvenire: finanziamenti partiti, perchè no?
Se fosse meglio tornare indietro?
"Luce sui soldi della politica". E' la richiesta che arriva da Avvenire in quotidiani dei vescovi italiani. "Nulla di illegale - scrive Danilo Paolini - almeno fino alla prova del contrario, ma in questo caso il nodo è politico... Le fondazioni sono formalmente 'pensatoi' nati per sviluppare e far circolare idee vicine alle varie culture politiche esistenti nel nostro Paese. E nessuno nega che assolvano anche tale compito. Ma pure per far circolare idee servono soldi ed è già stato notato che negli ultimi anni questo genere di fondazioni è cresciuto di numero: secondo il sito specializzato Openpolis siamo ora a 65, soltanto 4 delle quali hanno messo nero su bianco i nomi dei propri finanziatori: per lo più, grandi gruppi industriali e bancari pubblici e privati. Tutte le altre non dicono da chi prendono soldi, né esiste l'obbligo di rendere noto l'importo delle donazioni. Viene naturale chiedersi - accusa Avvenire - se davvero si tratti di donazioni liberali e disinteressate e, anche, quanto ci sia di trasparente in una tale forma di finanziamento della politica".
"Che cosa c'è in tutto ciò di diverso, di migliore, di più chiaro rispetto al vecchio finanziamento pubblico ai partiti? È il caso di chiedersi se non valga la pena con estremo rigore, sobrietà, rendicontazioni accurate e vigilanza severa tornare indietro (ma già ci sembra di sentire alzarsi nelle piazze i cori "anti-casta"...). O, almeno, decidersi a regolamentare davvero e seriamente il sistema di raccolta dei fondi privati. Altrimenti resta una terza possibilità: che tutti i partiti si dotino di un blog pieno di pubblicità e di annunci commerciali, espliciti o sotto forma di link a notizie 'che potrebbero interessarti', rastrellando così a suon di clic i propri finanziamenti. Non è un'idea originale, ma pare pare che funzioni".