Palazzi & potere
Benetton, dopo il crollo di Genova tornano a parlare. Intervista a tutto campo
Benetton, intervista a tutto campo
Dopo il crollo del ponte Morandi "dal governo ci hanno subito accusato ingiustamente, senza conoscere le cose. Qualcuno aveva interesse ad attaccare la politica dei precedenti governi. Siamo stati additati improvvisamente come una famiglia di avidi speculatori: 'dalli ai Benetton'. E capisco che in tanti, in buona fede, ci abbiano pure creduto. Davanti a quelle accuse orribili in tv ho persino temuto per la sicurezza dei ragazzi, dei miei nipoti. Chiamarsi Benetton poteva essere un rischio. Fortunatamente non e' accaduto nulla, perche' la gente che ci conosce non si e' fatta contagiare da quell'odio cosi' ingiusto". Lo racconta in un'intervista a Repubblica Luciano Benetton, che in merito alla foto pubblicitaria di Oliviero Toscani in cui appare insieme a una ragazza sudanese dice: "Sono tornato a metterci la faccia". "La manutenzione dei ponti e gli investimenti sulle strade sono obblighi imposti dal contesto prima che una libera opzione intellettuale", afferma Benetton. "Tutti sanno che non facciamo parte di quel capitalismo che e' un'avventura tra politica e malaffare. Non siamo ne' papponi di Stato ne' razza padrona". Il crollo del ponte e' stato "una disgrazia imprevedibile e inevitabile, purtroppo", dichiara Benetton, che si dice "sicuro della buona fede dei manager di Autostrade. Nessun imprenditore puo' immaginare di risparmiare sulla manutenzione dei ponti e delle autostrade. Non sarebbe solo un delitto da irresponsabili, sarebbe anche un errore da stupidi". "Certamente non si sapeva che il ponte era a rischio di crollo. Era pero' sovraccarico", prosegue. "C'e' un'indagine molto complessa che stabilira' le cause e le concause. Con il senno del poi dico che si doveva diminuire il traffico. Se si fosse fatta la Gronda, il traffico sarebbe certamente diminuito". In merito alle indiscrezioni secondo cui il governo avrebbe chiesto ad Aeroporti di Roma di partecipare al salvataggio di Alitalia, "mi sono informato: non c'e' stato nessun incontro, nessuna proposta, niente di niente", dichiara Benetton. "Alitalia sta a cuore a tutti gli italiani e credo che non rimanga molto tempo. La cosa piu' importante e' il marchio italiano, la bandiera. C'e' l'esempio della Swiss Air che e' fallita, ma il marchio e' ora gestito da Lufthansa". Su un possibile interesse, "gli Aeroporti di Roma e Alitalia hanno certamente interessi comuni. Ma non sono arrivate proposte". Su Generali, "non abbiamo alcun rappresentante nel consiglio e ci sta bene cosi'. Crediamo pero' che le Generali debbano essere italiane. Ci sono anche Caltagirone, Del Vecchio e Mediobanca. E' un bel pacchetto italiano che, tutti e tre insieme, vorremmo rafforzare", conclude Benetton.