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Palazzi & potere
Csm, approvata all'unanimità la circolare sulle procure

Alla fine il Csm ha approvato all’unanimità l’attesa circolare sull’organizzazione delle procure. Un intervento radicale, che ridisegna l’organizzazione degli uffici di procura in maniera compiuta per la prima volta a dieci anni dalla riforma dell’ordinamento giudiziario.

Un altro importante tassello che si aggiunge al profondo percorso di autoriforma intrapreso dall’organo di autogoverno della magistratura. Solo un anno fa era infatti giunta l’approvazione del nuovo regolamento interno, finalizzato a favorire la trasparenza, la collegialità e l’efficienza del Csm.

Insomma, mentre il legislatore latita, ignorando i bisogni di riforma della magistratura italiana, palesati dalle periodiche polemiche sull’attività di alcune procure (si pensi a quella napoletana, o a quella, sempre sotto i riflettori, di Trani), l’organo di autogoverno delle toghe in questa consiliatura si è attivato per correggere le più rilevanti storture del sistema.

L’azione propulsiva a favore dell’autoriforma è sempre stata svolta da Magistratura Indipendente, le toghe moderate guidate dalla presidente Giovanna Napoletano (presidente di sezione della Corte d’assise di Santa Maria Capua Vetere) e dal segretario generale Antonello Racanelli (procuratore aggiunto a Roma).

Infatti, anche dietro l’approvazione della circolare sull’organizzazione delle procure, giunta dopo tre anni di lavoro e oltre cento audizioni di magistrati, si cela il gruppo di Mi, rappresentato in Csm dai consiglieri Luca Forteleoni, Claudio Galoppi e Lorenzo Pontecorvo, mentre sembra sempre meno incisiva la presenza dell’uomo di Davigo, Aldo Morgigni, e sempre meno “visibile” la corrente di Autonomia e Indipendenza, una volta terminato il periodo di presidenza Davigo all’Anm.

Proprio Luca Forteleoni, componente di una delle più importanti commissioni del Csm (la quinta, quella che si occupa del conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi), è stato il “papà” di questa circolare. Un testo che si propone di assicurare la ragionevole durata dei procedimenti e il corretto e uniforme esercizio dell’azione penale in tutto il territorio italiano.

Secondo la circolare, i procuratori potranno indicare le priorità nella trattazione dei procedimenti, anche tenendo conto della specifica realtà criminale e territoriale, e determinare i criteri a cui i magistrati dell’ufficio devono attenersi nell’impiego della polizia giudiziaria, nell’uso delle risorse tecnologiche e finanziarie. I procuratori dovranno comunque far partecipare tutti i magistrati dell’ufficio alla stesura del progetto organizzativo, su cui si esprimerà anche il Csm.

Il procuratore dovrà poi disciplinare le modalità di manifestazione dell’assenso obbligatorio per le misure cautelari, soprattutto quelle personali, perché su quelle reali potrà invece formalizzare la volontà di non vincolarle a un assenso formale. La circolare circoscrive, inoltre, il potere di vigilanza dei procuratore generali: servirà a promuovere soluzioni organizzative e interpretative omogenee nel distretto di Corte d’appello ma non potrà tradursi in un coordinamento investigativo, se non nei casi previsti dalla legge.

Vengono infine estese anche alle procure le disposizioni, già in vigore nei tribunali, che prevedono “effettiva tutela della genitorialità e delle esigenze familiari dei magistrati”. Il tutto nella consapevolezza che “condizioni di lavoro favorevoli contribuiscono a determinare maggiore efficienza” (cosiddetto “benessere organizzativo”).

Il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, ha salutato con parole piene di soddisfazione il varo della riforma: “E’ un risultato di eccezionale rilevanza che consente a ciascuna delle procure Italiane di munirsi di progetti organizzativi all’interno di un quadro di regole rispettose delle prerogative spettanti ai capi delle procure a legislazione vigente e dell’autonomia di ciascuno dei pubblici ministeri”.

 

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