Palazzi & potere
Da sud a nord - Amministrazioni senza soldi
Province in rosso: tagli, debiti (e crepe) delle "sopravvissute"
Devono gestire manutenzione del territorio, 5 mila scuole e 100 mila km di strade con 3,4 miliardi: erano 11 sei anni fa
A spiegare cosa è successo negli ultimi due anni è Achille Variati, presidente dell' Unione Province Italiane, che guida quella di Vicenza.
Parte dal 2014, quando entra in vigore la cosiddetta Legge Delrio che le riorganizza: le province, scrive il Fatto, diventano enti di secondo livello (non elettivi) e ne vengono definite le "funzioni fondamentali" (strade, scuole, trasporti, dissesto idrogeologico più quelle che possono delegare le Regioni). In sostanza, hanno la gestione di oltre 100 mila km di strade e 5mila scuole (un bacino di 2,5 milioni di alunni), più un bel pezzo della manutenzione ordinaria del territorio. Il tutto da fare con il taglio della metà dei dipendenti: nel 2015 vengono messi in mobilità 23 mila lavoratori (circa 500 lo sono ancora). I finanziamenti statali, continua il Fatto, sono passati dagli 11 miliardi del 2011 ai 6,4 miliardi del 2013 e saranno solo 3,4 del 2017: basti dire che le entrate proprie (un' imposta sulla Rc Auto, un' altra sui passaggi di proprietà, più un tributo sui servizi ambientali) negli ultimi anni sono state sempre tra i 4 e i 5 miliardi.
Lo Stato, insomma, sulle province ci guadagna. Come? Tenendosi i soldi, che infatti per strade, scuole e territorio non ci sono.