Palazzi & potere
Elezioni 2018, Belusconi: "Se va a finire come in Germania mi sta bene"
Elezioni 2018, Berlusconi: le 'larghe intese' per 'salvare' Mediaset
«Se poi dovesse finire come a Berlino, con un governo tra i moderati e la sinistra, non sarebbe la fine del mondo. Lo sarebbe solo l' avvento dei grillini a Palazzo Chigi». Silvio Berlusconi elogia pubblicamente la leadership di Angela Merkel e in maniera più discreta la soluzione trovata in Germania, nel suo minitour a Bruxelles, scrive Repubblica. Del resto è la carta di riserva per l' Italia che tiene ben coperta anche sul suo tavolo e della quale parla solo con i pochi di cui si può fidare.
Comunque vada a Roma, fa capire ai vertici del Ppe, lui avrà la golden share del futuro governo: col centrodestra o in una riedizione aggiornata delle larghe intese.
Carta tutt' altro che eventuale, dato che al momento l' impossibilità di dar vita a una maggioranza omogenea alla Camera e al Senato e di creare una coalizione di governo è l' ipotesi più accreditata da quasi tutti i sondaggisti. E se la soglia fatidica del 40 per cento non verrà centrata, allora ecco che il 15-16-17 per cento di Forza Italia potrebbe sommarsi all' ancora eventuale 3 o 4 per cento dei "nuovi responsabili" di Noi con l' Italia per essere portato in dote al 23-25 per cento del Pd. E il piano B è tenuto in considerazione anche nelle stanze della commissione europea.
Nel mirino della propaganda berlusconiana, continua Repubblica, c'è solo il M5S e mai il Pd di Renzi, del quale il leader forzista si augura quanto meno una tenuta (anche in chiave anti grillina). Nei confronti di Paolo Gentiloni il Cavaliere ha speso sempre parole concilianti. Sotto il suo governo, attorno al gruppo Mediaset è stato eretto un muro protettivo rivelatosi inattaccabile, come la vicenda Vivendi ha dimostrato. E gli anni a venire non saranno meno delicati per l' impero del tycoon di Arcore. Mediaset sconta un gap tecnologico importante rispetto ai competitor europei.
Occorreranno massicci investimenti o, in alternativa, un piano di spacchettamento se non di vendite. Operazioni che un governo di centrodestra, magari a guida Forza Italia, difficilmente potrebbe accompagnare senza essere accusato di conflitto di interessi.
Berlusconi tutto questo lo sa bene. Gentiloni o, chissà, Carlo Calenda premier non sarebbero «la fine del mondo».