Palazzi & potere
Elezioni 2018: Gianni Letta si arrabbia. Penalizzata Forza Italia
Elezioni 2018: stavolta Gianni Letta è rimasto all'asciutto
Usa parole che non appartengono al vocabolario di un uomo di mediazione. E se si dice «indignato», se sostiene di essersi «formalmente dissociato» dalle decisioni assunte al tavolo del centrodestra sulle liste, non è perché gli sono stati tagliati alcuni candidati sui quali aveva ottenuto precise garanzie, scrive il corriere della sera.
Il dissenso di Gianni Letta - lontano dai toni ricattatori che gli sono stati attribuiti in questi giorni - poggia su questioni politiche a dir poco «sottovalutate» da chi doveva curare gli interessi di Berlusconi e non l' ha fatto, mettendo a repentaglio le strategie del Cavaliere dopo le elezioni. Secondo il Ciambellano di Sua Emittenza, tutto è stato compromesso dalla «gestione iniziale della trattativa» con gli alleati nella distribuzione dei collegi. Com' è stato possibile non accorgersi che la ripartizione favoriva la Lega e persino Fratelli d' Italia, a danno di Forza Italia? È questo l' atto d' accusa, ecco il «grave errore» che potrebbe rivelarsi fatale il 5 marzo.
Il problema, scrive il corriere della sera, non è legato alle quote prestabilite ma alla qualità dei collegi successivamente assegnati. Dai calcoli risulta che Salvini al Nord abbia ottenuto molti più collegi di «fascia A» - quelli ritenuti vincenti - di quanti in realtà gliene spettassero secondo l' intesa preliminare, e che non potevano certo essere bilanciati dal maggior numero di collegi al Sud destinati a Berlusconi, perché meno sicuri ed esposti alla minaccia degli avversari. La Puglia è la regione sotto osservazione. Se così stanno le cose, e secondo Letta le cose stanno così, l' apertura delle urne potrebbe riservare un' amara sorpresa: a Forza Italia il primato di voti nella coalizione, alla Lega il maggior numero di seggi in Parlamento. A quel punto salterebbero tanto il «piano A» quanto (e forse soprattutto) il «piano B» di Berlusconi. Nel primo caso, se il centrodestra cioè ottenesse la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera e al Senato, a quale partito spetterebbe la scelta del premier: a quello che ha ottenuto più consensi o a quello che ha ottenuto più seggi? Nel secondo caso, l' opzione delle larghe intese - già numericamente difficile - potrebbe naufragare sul filo dei numeri.