Elezioni 2018: spianata la strada alle larghe intese
Elezioni 2018: Augello stoppato da Tajani mentre Ferri sogna da Ministro
"Non so come sia nata questa decisione del tutto inattesa, visto che nel Lazio ho un fortissimo radicamento elettorale costruito in tanti anni di attivita'. Qualche giornalista ritiene che sia legato proprio al mio ruolo in Commissione Banche". E' quanto ha dichiarato nei giorni scorsi alla Stampa il Sen. Andrea Augello, di Forza Italia, escluso dalle liste elettorali del suo partito. Alla domanda su chi potrebbe aver infastidito, Augello risponde: "Qualcuno, ma non saprei dire chi; escludo un ruolo del presidente Renato Brunetta. Sicuramente pesa una legge elettorale bizzarra, un' eccessiva discrezionalita' nelle scelte sulle candidature. Fatto sta che ora avro' problemi per spiegare a migliaia di militanti che, anche senza di me, bisogna battersi per il centrodestra".
Bene, quello che non sa il Sen. Augello glielo spieghiamo noi: la decisione è stata presa su input del sempre più potente Antonio Tajani e poi, solo poi, benedetta dal Cav. E' lui, il preferito di Angela Merkel, l'artefice del gentile 'cadeau' a Matteo Renzi e soci. In un'ottica di future larghe intese, ovviamente. Che guarda caso, un domani potrebbero riguardare proprio Antonio Tajani con la benevolenza (necessaria) del Giglio magico, scrive La Verità.
Antonio Tajani è il nuovo uomo forte in casa Forza Italia: Presidente del Parlamento Europeo, ben visto dalla potentissima Angela Merkel e possibile Premier di larghe intese per ammissione dello stesso Silvio Berlusconi, potrebbe essere l'interlocutore ideale anche per Matteo Renzi se dopo il 4 Marzo il centrodestra non dovesse riuscire ad ottenere i numeri per governare. A Bruxelles non aspettano altro.
Ma c'è un altro aspetto, un'altra candidatura 'blindata' che guarda alle larghe intese e che tra i più attenti osservatori non passerà sotto silenzio: la presenza tra le fila del Pd di Cosimo Ferri, magistrato e sottosegretario alla Giustizia in carica nonchè leader di Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe. Renzi lo ha candidato addirittura capolista del partito ad Arezzo, la terra di Banca Etruria, città fortemente simbolica per il 'Giglio magico'. Chiara l'intenzione da parte di Matteo Renzi, in tema di giustizia, di puntare tutte le sue carte sul capolista Ferri anzichè sull'avversario interno e attuale Ministro della Giustizia Andrea Orlando, letteralmente maltrattato in sede di compilazione delle liste elettorali.
A proposito, scrive ancora la Verità: non si sono ancora placate le polemiche e a quanto rivelano fonti interne al partito, riguardo due 'orlandiani di ferro' come il Portavoce e il Coordinatore Nazionale dell'area Orlando, Marco Sarracino e Andrea Martella, ci sarebbe stato il veto personale alla loro candidatura da parte del segretario Dem. La strategia del leader Pd nei confronti di Orlando è chiara: 'tagliare' Portavoce e Coordinatore Nazionale per togliere agibilità politica all'intera area Dems.
Tornando a Ferri, il figlio di Enrico, il famoso ministro dei 110 all'ora è da sempre in ottimi rapporti con il centrodestra. Sottosegretario nel governo Letta (per volontà di Silvio Berlusconi) è stato confermato successivamente anche da Matteo Renzi.
Proprio per questo dalle parti del Nazareno c'è chi giura che sarà lui il prossimo Ministro della Giustizia nel governo delle larghe intese Renzi-Berlusconi. Insomma, anche in questo caso Andrea Orlando è già stato dimenticato.