Elezioni, Berlusconi-Parisi in sintonia. M5s-Grasso-giustizialisti Pd pericolo
Elezioni politiche 2018: un fronte di governo M5s-Grasso-giustizialisti Pd sarebbe l'incubo peggiore per Berlusconi
Elezioni politiche 4 marzo: sono giorni che Silvio Berlusconi agita il fantasma di un governo a guida Davigo. Ne parla come di un incubo. E arricchisce quel titolo con notizie riservatissime. Il Cavaliere teme siano già in corso contatti segretissimi tra M5S e Grasso. E arriva al punto: vogliono fare un governo trovando i voti che mancano pescando nel fronte giustizialista del Pd.
Proprio oggi quell’allarme viene rilanciato da Stefano Parisi in un’intervista ad Avvenire. L’ex manager esclude un governo di larghe intese Fi-Pd (i voti del Pd non bastano più, dice) e spiega che il 4 marzo la <vera partita è tra un governo di centrodestra e il rischio di un governo antagonista: la sinistra di Grasso, 5 Stelle, e un pò di Pd. Il governo delle tasse e della decrescita felice, il governo dei magistrati e dell’annientamento dei nostri valori, il governo che vede i giovani studiare senza pagare l’università e prendere un reddito senza lavorare. Una miscela dietro cui prende forma una grande minaccia per l’Italia». Una strana sintonia. Ma Parisi va oltre. E forse il gelo degli ultimi mesi tra lui e il Cavaliere potrebbe sciogliersi. Parisi chiede al centrodestra di non bloccare nuove energie (il riferimento pare proprio alla sua formazione, Energie per l’Italia che potrebbe essere la quinta gamba del centrodestra) e invoca una svolta sulla Giustizia nella prossima legislatura: <Per anni e anni la politica ha rinviato una riforma decisiva. Ma ora basta con questa soggezione verso le toghe. Basta con questa politica rassegnata a vivere quasi sotto ricatto. Cominciamo a fissare punti fermi. Uno: i magistrati non possono entrare in politica a meno che non si dimettano dalla magistratura. Due: separiamo le carriere di giudici e pm. Noi siamo pronti, aspettiamo un sì di Berlusconi, Salvini e Meloni>. Dicevamo della ritrovata sintonia dopo mesi di rapporti complicati. Non è forse un caso se ad Avvenire che chiede un giudizio sui tre leader Parisi risponde così: <Berlusconi ha fatto bene a metter il suo nome nel simbolo: credo che il suo gradimento nella società sia di molto superiore rispetto a quello del suo partito. Specie in alcune regioni. E poi è un valore per la cultura liberale e popolare. Senza quella cultura non si vince. Lui c’è ed è giusto così, ora però aiuti la politica e il centrodestra a rinnovarsi. Solo così diamo un futuro al Paese. Salvini è intelligente e abile. Ha preso una Lega che era a terra e l’ha fatta tornare protagonista. È bravo, veloce. Interpreta bene un malessere vero che c’è nella società e che solo l’ipocrisia di certa politica nega. Non sono i leader che alimentano la paura, quando la paura c’è, bisogna dare una risposta. Meloni è popolare e capace. Da sola guida un partito che ha sempre parlato al maschile. Ha coraggio e determinazione. Indispensabili per governare>.