Palazzi & potere
Giro d'Italia, i conti non tornano

Il maggior costo per l'azienda pubblica è impressionante
I conti non tornano. Se ne parla dentro e fuori viale Mazzini. Il maggiore costo per l’azienda pubblica per aggiudicarsi i diritti del Giro d'Italia è impressionante: si è passati da cinque milioni a dodici e mezzo. Quindici milioni di euro in più in due anni.
La giustificazione di questo costo così elevato (una volta e mezzo rispetto agli anni precedenti) sarebbe attribuita alla forza con cui Sky e Discovery avrebbero rilanciato le loro offerte. È davvero immaginabile che queste due aziende possano essere arrivate a mettere sul piatto sino ad undici milioni di euro?
Sul piano pubblicitario il Giro vale poco. Negli anni scorsi la Rai ha raccolto prima 800 mila euro e da ultimo poco più di un milione di euro. Per l’edizione 2017 la prospettiva è riuscire a raddoppiare sino a 2,5 milioni di euro. Resta quindi un disavanzo di dieci milioni cui vanno aggiunti i costi produttivi che, se restassero invariati, andrebbero quantificati in 3,5 milioni di euro. A conti fatti, se tutto va bene la Rai è destinata a perdere 27 milioni di euro in due anni solo per poter trasmettere il Giro d’Italia.
Che qualcosa possa non avere funzionato correttamente deve aver animato anche il pensiero di Carlo Freccero, il consigliere di amministrazione che più di tutti ha sostenuto il direttore generale ma che su questa vicenda ha voluto prendere le distanze. Michele Anzaldi, segretario della Commissione di Vigilanza e Spin doctor di Renzi, ha denunciato il caso sulle agenzie stampa. Maurizio Gasparri per parte sua ha annunciato una denuncia alla Corte dei Conti.
A spaventare però è un altro scenario: quello che la magistratura possa accendere un 'faro'.
Un incubo per questa Rai tormentata che voleva liberarsi dei partiti.