OMS: In Italia una vittima ogni 5 minuti per inquinamento
OMS: ogni anno 7 milioni di vittime
Sempre più lontani dall’habemus governum. Due mesi fa il voto, oggi ancora stallo totale, in attesa delle prossime consultazioni al Quirinale, lunedì 7. Tempo preziosissimo sprecato per l’Italia e gli italiani, per mettere mano alle tante cose che hanno urgente necessità di intervento. Se lo ricordano, gli sfidanti per Palazzo Chigi, che dall’agenda non si può cancellare l’ambiente, inteso a 360 gradi? Dall’energia pulita ai trasporti alla salute. Gli ultimi drammatici dati pubblicati dall’OMS non lasciano spazio al benché minimo ottimismo. Su 4300 città censite appartenenti a 108 Paesi, il 70% ha mostrato livelli di polveri ultrasottili (PM2,5) superiori ai limiti consentiti. In Europa questa percentuale raggiunge l’80%, nei Paesi in via di sviluppo addirittura il 96%.
Sono dati choc: 7 milioni i decessi legati all’inquinamento atmosferico, di cui 3,8 milioni dovuti alla bassa qualità dell’aria negli ambienti interni dove si utilizzano stufe e camini. Ancora non convinti che si tratti di una vera e propria emergenza globale? Ecco altri numeri: il 24% dei decessi dovuti a malattie cardiache sono legati a doppio filo all’aria sporca, così come il 25% di quelli causati da ictus e il 29% da tumori al polmone. Il 43% delle broncopneumopatie croniche ostruttive (asma e bronchiti croniche) si eviterebbero se abbattessimo l’inquinamento. Riflettendo sui dati di casa nostra, diventa legittimo persino parlare male dei politici: in Italia ogni 5 minuti una persona è condannata a morte per l’inquinamento dell’aria (a dirlo uno studio della Fondazione per lo sviluppo sostenibile pubblicato a settembre 2017) . Diventa così impossibile accettare l’immobilismo della politica che, sulla questione ambientale, si è limitata a rivedere in rialzo le emissioni pro capite di CO2 per l’anno 2017. Nel Def, approvato pochi giorni fa dal Governo in carica, si è certificato che lo scorso anno in Italia ci sono state 7,6 tonnellate di emissioni pro capite di CO2, dato addirittura in rialzo rispetto alle stime.
A prescindere dal colore del prossimo esecutivo, sarebbe auspicabile da parte di tutte le forze politiche dare concretezza e tempi certi alle buone intenzioni riportate nero su bianco sui programmi elettorali. I filoni su cui lavorare sono chiari e condivisi – almeno sulla carta - da tutti: sostenere e velocizzare la transizione energetica, accelerare la carbon exit, operare una vera rivoluzione nei trasporti. Ne trarrebbero giovamento anche l’economia reale e l’occupazione giovanile, oltre alla salute pubblica. Non sono anche questi validi motivi per agire subito, per trovare la quadra e far partire in tempi rapidi la nuova legislatura?