Il caso Gladio
Quando assunsi la direzione del SISMI, la polemica su “Gladio”, continuava a imperversare. L’esistenza della struttura segreta era stata resa di dominio pubblico, un anno prima, in Parlamento, dal Presidente
del Consiglio Andreotti. Si trattava di un’organizzazione di carattere difensivo, integrata nella pianificazione di difesa in caso d’invasione da
parte delle forze del Patto di Varsavia, adottata dalla stragrande maggioranza dei paesi appartenenti alla NATO. Prevedeva di organizzare
tutta una serie di unità con forte capacità operativa di carattere informativo e guerrigliero, da schierare nelle aree di presunta invasione dopo che fossero state occupate da parte sovietica dei territori della Nato. Tali unità avrebbero dovuto operare alle spalle del nemico invasore, creando danni e difficoltà logistiche nelle sue retrovie. Si trattava
di una normalissima e direi doverosa misura di tattica difensiva, già resa operante a suo tempo durante il secondo conflitto mondiale, da parte delle formazioni partigiane nelle retrovie dell’invasore tedesco.
Sull’esistenza di tale struttura, sulla sua segretezza, sulla possibilità che potesse operare anche contro un’eventuale acquisizione del potere da parte dei comunisti in Italia, si scatenò la violentissima reazione sia politica che giudiziaria di ispirazione di sinistra.
A tal proposito, in una trasmissione di Rai Storia, ho ancora una
volta sentito lo stimato giornalista Paolo Mieli, cui è stata affidata una
trasmissione sulla recente storia d’Italia, affermare che la struttura
Gladio era stata costituita per contrastare la conquista del potere da parte comunista. Una grossa panzana! Mi è dispiaciuto per Mieli, col quale ho avuto occasione di scambio di idee, da me molto apprezzato.
Ripeto, senza tema di smentita: la organizzazione Stay Behind, era
comune alla stragrande maggioranza dei paesi della Nato, era una predisposizione tattica difensiva che non aveva nulla a che vedere con l’eventuale comunismo interno agli stati. Era anche operante in Germania dove, il comunismo era stato posto fuori legge e, pertanto non esisteva! Questa era la sua origine e la sua ragion d’essere. Che poi,
fosse indigesta al partito Comunista, che per lunghi anni ha avversato la Nato e che considerava Gladio un duro ostacolo per un eventuale
tentativo di presa del potere in maniera non democratica, (come
aveva pensato), questa può essere la vera ragione di tanta ostilità. Da
rilevare come in nessun altro paese della NATO, avente del pari la
stessa organizzazione, anche in quelli con una consistente presenza di partiti di sinistra, è mai accaduto nulla del genere. Nessuno, se non altro per doveroso senso della Stato e normale maturità politica e per doveroso rispetto degli accordi internazionali, si è mai sognato di mettere in piazza le predisposizioni più o meno segrete, messe a
punto per la difesa dello Stato contro la possibile invasione comunista Furono denunciate: l’attività preparatoria/addestrativa degli uomini che avrebbero dovuto dar vita ai reparti, l’esistenza del centro di addestramento in Sardegna, le esercitazioni svolte in varie aree, la preparazione e lo schieramento di depositi di armi, esplosivi, mezzi di collegamento, viveri ecc., necessari per consentire l’azione ai gruppi Gladio, operanti alle spalle dell’invasore. Naturalmente l’esistenza di
questa struttura era nota ai responsabili del Governo e delle Forze Armate. Per converso, coloro che diffondevano notizie, commenti, giudizi di legittimità, pareri di correttezza democratica ecc. ecc., non sapevano un bel nulla di serio e concreto dell’organizzazione, non ne
conoscevano veramente gli scopi e la funzione, non sapevano nulla
degli accordi in ambito Nato. In sostanza, in un’ignoranza assoluta
dell’argomento, inventavano e diffondevano notizie false e sospetti infondati, come ha dovuto successivamente prendere atto la stessa magistratura, la quale ha pienamente assolto tutti gli imputati della struttura Gladio.
Questa diffusione di false notizie aveva finito per avvelenare la conoscenza della pubblica opinione. Si era obiettato che non ne era stato informato il Parlamento. Stupidaggine più grande non si poteva dire.
In quale Nazione al mondo il Parlamento viene informato della pianificazione segreta di difesa dello Stato da eventuali invasioni. Solo un autentico imbecille può pensare che in Parlamento, struttura aperta all’informazione, si possa dibattere di pianificazione segreta di difesa.
Addio segreto! Che, forse il Parlamento è mai stato messo al corrente delle azioni di occupazione preventiva di determinate località alla
frontiera orientale, o della distruzione completa dei ponti o dell'allargamento delle zone bonificate del sud Friuli previste dalla pianificazione
difensiva per anticipare nel primo caso la loro occupazione da parte
sovietica, o, nel secondo per interdire la transitabilità all’invasore? Si trattava anche in questo caso di vulnus all’istituzione democratica dello Stato? Su questa vicenda, sulla subdola azione disgregatrice di male
intenzionati, sulla mancanza di senso dello Stato, sulla malafede di personaggi purtroppo investiti di responsabilità politica e giudiziaria, sulla disinformazione dell’opinione pubblica, si potrebbe scrivere un libro intero. Forse è stato anche fatto dal Generale Inzerilli, per lungo tempo responsabile della struttura, persona di specchiata onestà e rettitudine, pienamente assolta da ogni accusa, al termine delle reboanti iniziative assunte da Magistratura e Parlamento. Convinto dell’assoluta correttezza politica della iniziativa, della
assoluta regolarità operativa, tattica e strategica del suo sviluppo, mi impegnai con forza nel contrastare ogni ingiustificato sospetto nei rapporti che ebbi con politici e Magistrati.
Con questi ultimi ebbi numerosi incontri di mia iniziativa o a seguito di citazioni. Senza alcun problema o timore discussi con Salvini,
Casson, Di Pietro, Mastelloni, Cesqui e altri. In sede internazionale, operai per attenuare le conseguenze nei confronti della credibilità nazionale, minata dal clamore che aveva accompagnato il caso e dalla pubblicità data ad accordi e iniziative riservati, riguardanti l’Alleanza Atlantica. Allora, nel tourbillon delle accuse, dei sospetti delle denunce, la mia ferma convinzione che si trattasse di un polverone ad arte
sollevato, era giusta. La conclusione cui sono giunte le varie inchieste l’ha in seguito confermato. La Corte d’Assise ha completamente scagionato l’Ammiraglio Martini, il Generale Inzerilli e il Capitano di
vascello Invernizzi da ogni responsabilità. Nel contempo l’Avvocatura Generale dello Stato ha ritenuto assolutamente legittima la costituzione della struttura denominata Gladio, prevista nell’accordo stipulato
dalle unità d’intelligence: l’italiana SIFAR e l’americana CIA,
in ottemperanza a quanto previsto dalla pianificazione della NATO,
organismo internazionale al quale l’Italia ha aderito su approvazione
del Parlamento. Tutto finito in una bolla di sapone! Certo fa specie
oggi leggere i titoli reboanti, le affermazioni clamorose di allora. Viene spontaneo riflettere, ancora una volta, sulla assoluta mancanza del senso dello Stato da parte di irresponsabili pennivendoli o esponenti politici indegni del ruolo ricevuto.
Il brano è tratto dal libro del Generale Luigi Ramponi, Val la pena di vivere, Aracne editrice