Il Gruppo Espresso ora deve "fare le riforme": nuovi tagli - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

Il Gruppo Espresso ora deve "fare le riforme": nuovi tagli

Il Gruppo Espresso ora deve "fare le riforme": nuovi tagli.

I poligrafici e "l'organico giornalistico". Stampubblica, il bilancio 2015 e un report interno dimostrano che serve l' austerità

 

C'è un paradosso nei rimescolamenti in corso nei grandi gruppi editoriali. Rcs Mediagroup (cioè Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport più il buco nero spagnolo e dei periodici) è malmessa e rischia di finire a prezzo vilissimo a Urbano Cairo: colpa di mezzo miliardo di debiti e di un bilancio chiuso con l' ennesimo passivo monstre. Il Gruppo Espresso, al contrario, è in ottima salute: bilancio in utile e acquisizione di La Stampa e Secolo XIX alle porte con l' entrata della famiglia Agnelli nel capitale. Il paradosso è che la salute "giornalistica" sarebbe dalla parte del Corriere.

Il trend del giornale di via Solferino negli ultimi mesi è buono: a stare ai dati Ads è passato da 345 mila copie al giorno vendute (cartaceo+digitale) ad agosto alle 370 mila di febbraio, merito anche dei buoni numeri dell' inserto domenicale La Lettura (a pagamento da luglio). Nello stesso periodo, invece, Repubblica passa da 323 mila a 285 mila: il solco tra i due a febbraio è insomma di 85 mila copie, una cosa che non si vedeva dagli anni Ottanta. Il risultato è che, come dimostra un documento interno del Gruppo Espresso visionato dal Fatto Quotidiano, il gruppo di Carlo De Benedetti deve prepararsi alla fusione coi giornali ex Fiat tagliando (ancora) un po' dappertutto: insomma, volendo ricorrere a un' espressione divenuta assai cara ai giornalisti in questi anni, a Repubblica "devono fare le riforme". Chi deve preoccuparsi, si domanda il fatto quotidiano? A stare ai numeri poco i 18 quotidiani locali del Gruppo (18 milioni di utili malgrado un calo del 7% di vendite e pubblicità) e le radio (12 milioni di utili su 57 di fatturato): sono i due tesori del Gruppo. Il quotidiano - nel cui bilancio sono contati anche Affari & Finanza, D e Il Venerdì (che finora ha portato copie e soprattutto pubblicità) - per ora resta in utile grazie a tagli nei costi (16 milioni) che nel 2015 hanno superato il calo dei ricavi (14 milioni), ma il trend non è piacevole: per recuperare i 9-10 milioni di minori incassi da vendite previsti per il 2016 senza aumenti della pubblicità bisognerà agire sui costi.