Il Senato insabbia l'inchiesta sul credito!
Ennesima promessa a vuoto del premier Renzi
Il tempo stringe. Anzi, è scaduto. La Commissione d’inchiesta sul sistema bancario ormai può rientrare a pieno titolo nell’alveo degli annunci fatti dal premier Matteo Renzi. L’ennesimo spot che va ad accrescere la lunga teoria di promesse non mantenute. “C’è pieno interesse del Governo a che le autorità preposte facciano tutti gli sforzi per chiarire le responsabilità del passato. Vediamo di buon occhio che il Parlamento apra commissioni di indagine su ciò che è avvenuto nel sistema bancario italiano ed europeo negli ultimi anni”. A dicembre scorso, nel pieno della bufera dopo il crack dei quattro istituti di credito, Banca Marche, Popolare Etruria, CariChieti e CariFerrara, così si esprimeva il presidente del Consiglio. Da allora, scrive la Notizia, non è accaduto nulla. Sono lievitati solo le proposte e i disegni di legge tra i due rami del Parlamento, ormai oltre quota 20. Per il resto è calma piatta. Uno stallo che difficilmente potrà sbloccarsi.
Ma pure se dovesse essere superato, non ci sarebbe comunque tempo neppure per approvare una legge istitutiva della Commissione. Figuriamoci
per avviarne o addirittura concluderne i lavori. E proprio l’andamento dell’attività della commissione Finanze di Palazzo Madama, ancora ferma all’indagine conoscitiva, ne costituisce una valida prova. “Di audizione in audizione, è evidente che tale organo parlamentare non potrà vedere la luce in questa legislatura. Ed è un peccato perché si tratta di uno strumento utile per fare chiarezza” - dice a La Notizia il senatore del gruppo Misto, Giuseppe Vacciano. E, in effetti, il tempo non gioca a favore: intanto bisognerebbe decidere come procedere e, quindi, valutare, per esempio, se istituire una sub commissione, se optare per un testo base. Prima di iniziare la discussione e, quindi, la fase emendativa. Per poi arrivare alla calendarizzazione in Aula. Ecco perché, Vacciano è convinto che “prima dell’inizio del nuovo anno sia difficile pensare di concludere l’iter al Senato”.
Senza contare, poi, il passaggio alla Camera.
Insomma, l’indagine parlamentare sul sistema bancario è stata insabbiata prima di partire. Rimane da capire se volutamente o meno. Certo, le parole del senatore Pd, Gianluca Rossi, pronunciate lo scorso 28 luglio in commissione Finanze, per lo meno lasciano trapelare qualche tentennamento. Anzi, “il dubbio – come si legge nel resoconto della seduta - che l’inchiesta parlamentare possa avere esiti indiretti e paradossalmente nocivi all’intero sistema”. Una prudenza che stride non poco con l’annuncio in pompa magna di Renzi. Proprio l’inquilino di Palazzo Chigi, però, adesso dovrebbe dire con franchezza quello che è ormai noto ai più e cioè che l’indagine sul sistema bancario non si farà. Ammesso che ci sia ancora qualcuno ancora convinto del contrario. Di commissioni d’inchiesta parlamentare, infatti, l’Italia ne ha conosciute tante. La Moro e La Mitrokhin, per citarne due. La prima, fu istituita nel novembre del ’79 e portò a termine i lavori nel giugno del ’83 e la seconda ha indagato dal 2002 al 2006. Un lasso di tempo che proprio questa legislatura non ha a disposizione.