La migliore analisi politica? Quella di Giorgio Mulè - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

La migliore analisi politica? Quella di Giorgio Mulè

La migliore analisi politica? Quella di Giorgio Mulè, Direttore di Panorama
 

Un tuo giudizio sull'exploit grillino: il paese sta cambiando nel profondo o è solo un qualcosa di passeggero?
Guai a chi giudicasse i grillini eletti a sindaco a Torino e Roma come improvvisatori. Basta guardare le prime scelte che hanno fatto nella composizione delle giunte: hanno voluto vicino professionisti di provata esperienza che conoscono nel profondo l'amministrazione, non giovanotti di primo pelo. Professionisti che hanno lavorato, come a Torino, con il centrodestra ma che conservano intatta la loro indipendenza. E' l'errore tragico, uno dei tanti per la verità, che ha commesso Renzi circondandosi invece di figure mediocri e umiliando l'apparato dell'amministrazione centrale. Basta vedere le figuracce che continua a inanellare nella ridicola scrittura e riscrittura dei decreti e delle leggi. Già questo da' il senso che è sbagliato a mio avviso bollare come "passeggero" l'exploit grillino. Stanno mettendo le basi per trasformarsi da urlatori dell'antipolitica a gestori della politica, ovviamente la prova dei fatti è quella che li attende. I 5Stelle stanno cambiando pelle: Di Maio è la faccia pulita e rassicurante anche nell'estetica con una divisa in giacca e cravatta che vedremo se lascerà quando andrà a fare il bagno, Di Battista è il front man efficace nella dialettica che "buca" lo schermo. Insomma: se sapranno continuare nell'evoluzione affrancandosi sempre più dall'immagine di pupazzi telecomandati dalla Casaleggio associati saranno pronti a guidare il Paese.

Renzi, che fare? a tuo avviso come dovrebbe comportarsi adesso il primo ministro?
Renzi sa benissimo che quella che giudicava una sua dote, l'arroganza, è diventato un cappio. Il leader sbruffoncello, il dispensatore di epiteti da b-movie della politica fa i conti con la realtà: il Paese gli ha voltato le spalle. Dovrebbe andare un po' in analisi, affidarsi a un bravo medico e riflettere su questo suo preteso gigantismo che lo sta portando alla rovina. Renzi deve fare una cosa che gli viene impossibile: ascoltare, discutere, argomentare con l'interlocutore. Poi certamente decidere. Ma non può continuare a dividere il mondo tra buoni e cattivi partendo dal presupposto che lui e solo lui è il buono. Il Renzi che si pavoneggia alla scuola di formazione del Pd non ha saputo esprimere una classe dirigente nel suo partito, il disastro al Sud ne è la riprova. Quindi: si immerga nelle acque dell'umiltà, la pianti con gli annunci e faccia una moratoria delle promesse come gli consigliano anche all'interno del governo, lavori per unire e non dividere il Paese e vedrà che ne avrà ottimi risultati.

Il centro-destra sta alla finestra; quali potrebbero essere le prossime mosse?
Il centrodestra deve ripartire dal centrodestra, cioé da quei valori che uniscono il fronte dei moderati. La chiave è proprio questa: moderati. Costituiscono innegabilmente la maggioranza del Paese, una maggioranza smarrita quando non è disillusa o peggio delusa. Il rifiuto del teatrino della politica che fu la chiave di volta del consenso negli anni Novanta di Silvio Berlusconi si è re-impossessato dello schieramento. Lo si è visto nel teatrino, appunto, vissuto con le candidature. Penso che le radici vanno ritrovate in una carta comune che riassembli l'idea della colazione. Ovviamente rimane il nodo della leadership, innegabile. Ma la leadership non si improvvisa e, ad oggi, non c'è alle viste neppure col cannocchiale un nuovo leader con il carisma di Berlusconi. 

Il referendum di ottobre si staglia sullo sfondo della politica italiana e il NO appare in netto vantaggio. Quali ricadute potranno esserci sul paese?
Sulle ricadute dell'eventuale No al referendum bisogna attendere che Renzi si metta d'accordo con se stesso: la granitica intenzione di dimettersi e mollare la politica si sta sgretolando, a giudicare dai retroscena che i giornali hanno pubblicato. Mi ha molto colpito l'analisi della riforma fatta da un giurista acuto come Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte Cosituzionale: "A esaminarla davvero" ha scritto "emergono perfino gravi rischi di un complessivo peggioramento della nostra democrazia". Basterebbero questo a consigliare a Renzi di soprassedere. Ma non lo farà.