Lotito Er più: il 'presidentissimo' candidato a tutto
Claudio Lotito punta alla presidenza della Lega B. E lo 'sconfitto' Abodi? Andrà in un top club oppure a capo del Credito Sportivo
Uno e trino verrebbe da dire a guardare le ambizioni personali di Claudio Lotito, presidente SS Lazio, azionista di riferimento della Salernitana calcio (serie B) e da poche ore candidato ufficiale alla Lega B, tanto da aver convinto i 22 presidenti della serie cadetta a indire una assemblea "lampo" il prossimo venerdì 25 marzo. Se non ci saranno altri candidati diventerà anche presidente di quella Lega, che, negli ultimi sei anni, è stata guidata dal manager romano Andrea Abodi uscito con le ossa rotte dalla elezione della FIGC, dove è stato superato, nelle terza votazione, da Carlo Tavecchio (con oltre il 54%). Adesso Lotito ha messo nel mirino la poltrona di presidente della B, che gli consentirebbe di tornare a sedere con un ruolo primario nel consiglio della FIGC. Il direttore del Corriere dello Sport (il giornalista romano Alessandro Vocalelli) ha tuonato dalle colonne del suo giornale stigmatizzando la strategia spericolata di Lotito, che, tra pochi giorni, rischia di essere seduto su 4 poltrone diverse, tra Roma (2), Milano (1) e Salerno (1). Un'operazione mai condotta da nessuno, figuriamoci da un presidente di un club di A. Ci sono dei conflitti di interesse (a partire dalla sua partecipazione nel capitale della Salernitana) grossi come macigni, ma c'è anche un problema di opportunità politica. Lotito con questa sua strategia sta per squilibrare l'intera Lega B, dove per anni Abodi aveva lavorato in modo certosino per accontentare 22 modi diversi di vedere, vivere ed intendere il calcio. L'ex presidente della B ha però molte colpe in questa situazione. Addetti ai lavori che lo conoscono fanno notare che Abodi, seppur bravissimo, abbia un carattere molto da individualista, che non sappia ascoltare chi gli sta vicino e che spesso si vada a ficcare in gineprai (come l'elezione della Lega di A, dove ha perso due volte o quella ultima della FIGC), da cui difficilmente esce vincente. Ciò che gli si imputa soprattutto è di non aver saputo far crescere un "delfino" e di non aver previsto un piano B in caso di sconfitta con Tavecchio in Federcalcio. Adesso per lui si parla di un incarico in un top club, come della poltrona di presidente del Credito Sportivo.