Palazzi & potere
Parisi: la vedo dura

In Italia i moderat-liberal-razional-serio-pragmatici hanno sempre avuto vita grama. Di partiti nobilissimi ce ne sono stati molti a partire dal dopoguerra e altri ne nascono continuamente (dato che siamo un paese con il massimo grado di isteria politica e nascono nuovi partiti, anzi attenzione: nuovi soggetti politici, come funghi). Ma per quasi tutti loro l’obiettivo massimo plausibilmente raggiungibile si attesta intorno al 2%.
Gli Italiani hanno sempre dimostrato di amare di più i partiti di massa o catto o comunisti, i duci, i ducetti, i populisti, come va di moda dire oggi, chiassosi. (Ovviamente: Berlusconi ha sempre parlato di moderati ma il suo movimento di moderato non ha mai avuto nulla).
Dopo il fallimento di Corrado Passera si propone ora il serio, capace e moderato manager approdato alla politica, Stefano Parisi. Si dirà: Passera percorreva strade sin da subito fallimentari e solipsistiche, Parisi ha una investitura berlusconiana. Ma questa per il vero credo che oggi conti non gran che.
Parisi sa poi benissimo che il posizionamento moderat-liberal-etc va a sbattere e allora fa entrare fortemente nella sua narrazione il termine “popolare” che, come ben si sa, in Italia significa poi cattolico: un movimento quindi non solo e non tanto di seriosi laici ma anche popolar-religioseggiante. I seriosi laici sperano infatti che il collegamento con il “mondo cattolico”, con l’”associazionismo” (e via dicendo nel più tipicamente italiano dei riti linguistico-politici) porti loro i numeri.
Anche qui però sono un po’ pessimista; il copione è assolutamente non nuovo, quasi un classico, e non ha mai scaldato gli animi delle “masse cattoliche”.
Altro segnale linguistico-comunicativo che fa accendere la lucina di pericolo. Quando organizzatori e giornali cominciano a elencare il chi c’era e il chi potrebbe aderire, e si tratta per lo più di politici usciti di scena o che da decenni zompettano da un soggetto politico all’altro, o di grandi borghesi che si conoscono tra di loro e che dovrebbero portare peso e consenso (dal notaio all’economista, dalla moglie di all’intellettuale di etc), allora vuol dire proprio che il tutto si è già visto e che qualcosa non va.
A ciò aggiungiamo ovviamente, le immediate prese di distanza degli altri galletti dell’area in cui il nuovo soggetto politico vorrebbe muoversi (Lega, molti forzaitalioti, post-post fascisti-missini-alleati nazionali, centristi saggi quanto manovrini).
Insomma a Parisi auguro sinceramente tutto il bene. Ma la vedo dura.
Comunicus
*Presidente di grandi agenzie di comunicazione. Docente di marketing