Renzi chi? Un provincialotto. Ha perso il referendum e tutti l'hanno mollato
Clamorosa intervista del Quotidiano Nazionale a Rino Formica
«LA SCONFITTA di Renzi al referendum ha dato forza ai magistrati e ottimismo a chi ha la responsabilità di mettere ordine nella situazione del Paese». Rino Formica, 90 anni appena compiuti, ex ministro e figura di spicco del Psi nella Prima Repubblica, da osservatore attento della politica fissa nel 4 dicembre 2016 la svolta che ha determinato «il crollo» dell' ex premier. «È la dabbenaggine del provincialotto che annuncia la vittoria prima del combattimento», è il giudizio severo di chi ha coniato l' espressione 'sangue e merda' per definire la politica.
Con l' inchiesta Consip in corso, Renzi appare un leader indebolito. E molti dei suoi lo stanno abbandonando. «Quello è un male antico dell' Italia, il trasformismo, il cambio di casacca, il tradimento. Il fatto è che non ci sono più i partiti di una volta e i leader sono solo capi di tribù occasionali fondate su convenienza e opportunismo».
I renziani più stretti dicono che è ostacolato dai poteri forti. «I poteri forti l' hanno mollato perché si è indebolito con il referendum. Non hanno cambiato giudizio su di lui, hanno misurato l' opportunità di stare ancora con lui. E poi, voleva cambiare l' Italia con Marchionne? È una versione auto assolutoria per chi vuole trovare una ragione per andarsene».
Insomma, per Renzi non c' è nessuna possibilità di tornare a essere il leder forte che sembrava? «Innanzitutto mi sembra paradossale che la contesa interna al Pd sia tra il figlio di un indagato, un testimone dell' inchiesta e il ministro della Giustizia... Che Iddio salvi Renzi dai guai!».
Che consiglio gli darebbe? «Di tornare a studiare. Ma non iscrivendosi a un master. Proprio tra i banchi di scuola...».